Boom di contratti a chiamata. Cgil: «È la regola»

EMPOLI. Più contratti, di minore durata. Meno ore richieste. E boom di lavori a chiamata. In tre parole, dilaga il precariato. «Accade in tutti i settori: questa non è più un’anomalia, ma la normalità. E allo stesso tempo lievitano le offerte di lavoro ingannevoli». Non è un caso che la comunità on line “Lavoro anomalo” al grido dell’hashtag #bastabidoni raccolga sempre più segnalazioni di lavori farsa. «Nei portali del centro per l’impiego spesso non c’è un controllo stringente e le aziende usano nomi che non risultano alla Camera di commercio – dice Gabriele, ideatore e gestore di Lavoro anomalo – Giocano con le parole, ma va quasi sempre a finire che il lavoro offerto è un porta a porta. Il problema maggiore è la non chiarezza nei messaggi. Spesso basta scrivere “ottimo stipendio” per far mandare il curriculum da tante persone. Su 10 giovani, 1 o 2 accetteranno e faranno dei giorni di prova non retribuiti. E le aziende ci guadagnano».
Lo sottolinea Margherita Bernardi, responsabile del servizio orientamento della Camera del lavoro della Cgil di Firenze, ogni giorno alle prese con questi problemi. «La crisi del mercato del lavoro porta le aziende a pensare che si possa ingaggiare gente e farla lavorare gratis – dice la sindacalista – Annunci in cui si dice che si cercano “stagisti esperti”, “tirocinanti responsabili” o altre definizioni simili nascondono anomalie o fregature». Altra faccia della medaglia sono i contratti a chiamata, la quale può arrivare anche pochi minuti prima dell’orario di inizio attività. «Sono molto diffusi in turismo, logistica e pulizie, quindi in tutti quei settori dove proliferano gli appalti – dice Silvio Berlingieri dell’ufficio vertenze Cgil di Firenze – Queste formule mettono in soggezione il lavoratore (“ti chiamo se ho bisogno, altrimenti no”). Inoltre, nel turismo si registra un forte aumento dei prezzi e quindi dei ricavi delle imprese che non si traduce, però, in maggiore reddito e tutela o regolarità di assunzione per i lavoratori. C’è infine un proliferare di cooperative che nascono già in stato di crisi».
Molto spesso vengono usati anche contratti a termine, magari dal 16 di un mese al 14 di quello successivo per impedire la maturazione dei ratei (ferie, permessi etc), così come frequente è il ricorso al lavoro grigio o nero. Come destreggiarsi in questo mondo? «Il trucco – spiega Gabriele –è controllare lo storico: se la stessa ditta mette lo stesso annuncio, di sicuro dietro c’è qualcosa che non va».

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