I vigili urbani e la pausa pipì, caso a Palazzo Vecchio

La pausa pipì o quella per dissetarsi? D’ora in poi i vigili urbani del centro storico dovranno comunicare alla centrale operativa quando staccano e quando riprendono il servizio. Un operatore al telefono avrà il compito di “aprire e chiudere” l’apposita scheda informatica relativa alla pausa. E stato il comandante Alessandro Casale a deciderlo, causando perplessità nei sindacati che hanno subito chiesto un incontro: «Procedura contorta e molto complessa, siamo davvero perplessi», dice Mauro Comi delle Rsu. Mentre tra gli agenti si è diffusa la preoccupazione che questo possa essere un modo di controllare il loro lavoro. Il consigliere comunale di “Firenze riparte a sinistra” Tommaso Grassi ieri in aula ha attaccato l’amministrazione sulla scelta: «Casale sta introducendo misure di controllo per i dipendenti, tra cui il registro delle pause per le esigenze fisiologiche. Stiamo rasentando l’assurdo. Non è un fatto nuovo, infatti è noto a tutti che il comandante lo avesse già fatto a Monza quando era comandante della Polizia Municipale. Ma è ingiusto». L’assessore alla polizia municipale Federico Gianassi ha però spiegato che non si tratta di una mossa legata alla volontà di controllare le esigenze fisiologiche dei vigili quanto piuttosto di un modo di regolare meglio i turni di lavoro e la presenza degli agenti sul territorio: «Nessuna disposizione che faccia riferimento alle esigenze fisiologiche degli agenti. È stata invece data disposizione affinchè il coordinatore delle pattuglie del centro storico informi la centrale operativa delle eventuali sospensioni del servizio delle pattuglie in strada. Infatti non è possibile che la centrale operativa che è deputata alla gestione del pronto intervento non sia sempre a conoscenza in ogni momento di quali sono le pattuglie impegniate in servizio. Una modalità organizzativa che non lo prevedesse sarebbe inaccettabile per un servizio di qualità della polizia locale». Come dire: vogliamo sapere se e per quanto fate pausa in modo da coprirvi se necessario, non per costringervi a non fare pipì. I sindacati restano «perplessi»: «Chiederemo ulteriori approfondimenti» garantisce Comi. E Grassi insiste: «È una pratica vessatoria, così gli agenti non sono liberi». Già a Monza, dove era capo negli anni scorsi, Casale fu attaccato dai sindacati per questa decisione. Si scatenò una bagarre che finì sulle cronache locali sotto il nome di “guerra della pipì”. Ora si replica a Firenze.

(Fonte: Repubblica Firenze di oggi)

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