“Donna chiama Donna”: le utenti delle sportello

Firenze – Si è svolto ieri a Firenze il convegno “Discriminazione di fatto, difesa di diritto: l’azione sindacale dopo l’approvazione del Jobs Act” organizzato dal Coordinamento Donne Cgil Firenze e Toscana.

Nel corso del convegno si è parlato anche dell’attività dello sportello “Donna chiama donna” della Camera del lavoro (telefono 0552700417, mail donnachiamadonna@firenze.tosc.cgil.it), che si avvale anche della collaborazione di una avvocata.

Da anni lo sportello (che d’ora in poi farà tappa una volta al mese anche a Figline, Empoli e Borgo San Lorenzo) assiste donne con problemi di lavoro, donne incinta che non sanno come coniugare la maternità con il mestiere, donne discriminate o maltrattate, o che hanno un genitore non più autosufficiente o che vogliono adottare un bambino.

Le fasce d’età più rappresentate vanno dai 35 ai 55 anni, ma con una presenza di ultra 66enni al 16%.

Lo stato civile più frequente è il matrimonio, seguono separate e single, ma con un 17% di convivenze (solo il 14% sono divorziate); nella stragrande maggioranza – e indipendentemente dallo stato civile – con figli, mentre le non italiane sono al 18% (presenza significativa).

Le donne che si sono rivolte allo sportello Donna chiama Donna sono per lo più istruite: solo il 18% con la scuola dell’obbligo, a fronte di un 34% con titoli nella sfera universitaria, da laurea breve a master, e un’alta presenza di diplomi. Sono prevalentemente occupate nei servizi e nel pubblico impiego; poi vengono le pensionate, ma cominciano a essere molto presenti i contratti “atipici”: sono il 22%, mentre al 17% si trovano le disoccupate o casalinghe.

Ma perché si rivolgono allo sportello? Il primo approccio è per chiedere informazioni e per la separazione, ma si trova un 9% di donne che ritengono di subire mobbing. L’11% denuncia molestie sul luogo di lavoro (due i casi di stalking), il 26% denuncia violenza. La violenza subìta è al terzo posto fra i motivi che portano le donne al servizio.

C’è anche un numero importante di persone che si sono rivolte per motivi che vanno dalle informazioni sull’adozione alle procedure per riconoscimenti parentali, fino alle discriminazioni sul luogo di lavoro, da affrontare con l’Ufficio vertenze e la categoria di riferimento.

Più della metà delle donne che si sono rivolte a “Donna chiama donna” non è iscritta alla Cgil, ma il 73% conosce il servizio tramite informazione sindacale (dal sito o dai rappresentanti aziendali).

“E’, quindi, una platea di donne che già pensa alla nostra organizzazione con una aspettativa positiva e di fiducia”, ha detto Valeria Cammelli, referente del servizio.

Aggiungendo: “Ora vogliamo ampliare il lavoro dello sportello, rendendolo più omogeneo al lavoro delle categorie e della confederazione, per un continuo scambio di informazioni sulle normative legate ai diritti attinenti la condizione femminile. Organizzando, insieme al Coordinamento donne Confederale, seminari – oggi il primo esempio – sui temi di pertinenza, per veicolare informazioni, valorizzare la formazione a partire dalle delegate e dai delegati, e sensibilizzare tutte le lavoratrici e i lavoratori”. disposizione delle cittadine e dei cittadini di questo territorio, a sostegno di una tutela individuale allargata rispetto alle tipiche competenze sindacali, ponendosi come punto di ascolto e di analisi dei problemi vissuti da una parte importante della popolazione.

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