Rischio colpo di calore sul lavoro nei cantieri, allarme Fillea Firenze

Rischio colpo di calore sul lavoro, l’allarme della Fillea Cgil Firenze per i cantieri edili. Il segretario generale Marco Carletti lancia un appello: “Dopo via Mariti in questa città serve un colpo di reni da parte di tutti i soggetti coinvolti, per evitare la vergogna di trovare persone che lavorano in condizioni di alto rischio per la loro incolumità”

La FILLEA CGIL di Firenze ha avviato una campagna di sensibilizzazione per contrastare il rischio da colpo di calore durante il lavoro, rivolgendosi a tutte le 2160 imprese edili, attualmente attive nel territorio della città metropolitana di Firenze.
Allo stesso tempo la FILLEA fiorentina si è rivolta agli organi ispettivi della ASL TOSCANA CENTRO e all’ISPETTORATO TERRITORIALE DEL LAVORO di Firenze, ai due comitati tecnici paritetici con i loro servizi di consulenza tecnica alle imprese, alle associazione degli RLST chiedendo loro di attivarsi in una campagna straordinaria di sensibilizzazione, di monitoraggio, di controllo e conseguentemente di repressione di quelle violazioni alle norme per il contrasto al colpo di calore.
Allo stesso tempo, sempre la FILLEA FIORENTINA ha rivolto un appello alle parti sociali dell’edilizia fiorentina e non solo, per lavorare insieme, ognuno per il proprio ruolo e funzione alla riduzione del rischio lavorativo da esposizione alle alte temperature.

“La lotta ai rischi per la esposizione alle alte temperature è storicamente una lotta tutta fiorentina – dice Marco Carletti, segretario generale Fillea Cgil Toscana -. Nonostante questo, durante la torrida estate scorsa, rarissimamente abbiamo riscontrato il rispetto delle linee guida dell’INAIL, in tutti i cantieri fiorentini. Ricordiamo ancora con orrore ciò che trovavamo nei cantieri stradali, siano essi piccoli o grandi. Ricordiamo come hanno lavorato gli edili a Firenze nel rifacimento dei tetti, dei manti stradali, negli appalti idrici, nelle grandi opere pubbliche. L’anno scorso fu un miracolo che nessuno si infortunò o peggio per colpa del lavorare al caldo e sotto al sole, in violazione delle norme”.

Aggiunge Carletti: “Noi pensiamo che dopo via Mariti questa città e il suo territorio meritino un colpo di reni da parte di tutti i soggetti coinvolti, per evitare la vergogna di trovare persone che lavorano in condizioni di alto rischio per la loro incolumità. Lavorare 8 o 10 ore, sotto il sole ad una temperatura superiore a 35 gradi centigradi, nel mancato rispetto delle norme, è, per un territorio come Firenze e per la sua imprenditoria, una offesa alla storia e alla tradizione imprenditoriale e civile che sono l state espresse”.

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