I bancari sotto pressione: lo studio Fisac-La Sapienza
Sono gli impiegati con gli stipendi più alti, ma anche i più stressati. Dura la vita allo sportello del bancario, spinto dall’azienda a vendere prodotti, dalle obbligazioni subordinate a certe polizze, che negli anni si sono rivelate un flop per il piccolo risparmiatore e quindi causa di tensione con la clientela. Quasi dei “piazzisti”, dicono di se stessi i bancari, tra i quali è alto il livello di stress secondo una ricerca condotta dall’Università la Sapienza su un campione di 400 impiegati toscani, particolarmente colpiti per le crisi Mps, Banca Etruria e Popolare di Vicenza (cui fa capo Cassa di Risparmio di Prato) che hanno provocato centinaia di uscite incentivate. Ebbene, secondo lo studio universitario, l’82% dei bancari che lavorano in Toscana dichiarano di essere “in ansia” per fatto che il mancato raggiungimento degli obiettivi di budget possa comportare mobilità territoriale o cambi di ruolo.
Significativo anche il dato secondo il quale l’84% degli intervistati dai ricercatori dell’università La Sapienza dichiara di sentirsi a disagio nel “consigliare alla clientela un prodotto per il solo fatto che è inserito nel budget”. Provocano disagio al 78% dei bancari toscani anche le “continue ristrutturazioni aziendali”.
Infine, nel 63% dei casi le “richieste avanzate nelle vendite e/o nelle consulenze sono in conflitto” con ciò che i lavoratori degli istituti di credito toscani ritengono “moralmente giusto”.
“L’analisi – spiegano i ricercatori nelle conclusioni – mostrano una presenza per circa un quarto di stress lavoro correlato nei dipendenti coinvolti nello studio, legati a quasi tutti i quesiti creati specificatamente per il contesto lavorativo dei bancari e dunque: richiesta di essere elastico, richiesta sulle vendite (budget o conflitto con il proprio senso morale), riorganizzazioni e mobilità. Inoltre ritornano evidenti nelle analisi legati agli aspetti legati al contesto lavorativo anche caratteristiche socio demografiche e di ruolo: il genere (le donne), l’impiego di farmaci e il ruolo commerciale”.
I dati evidenziano, spiega la Cgil che ha commissionato la ricerca presentata stamani alla camera del lavoro di Pisa, che molti bancari “vivono con disagio la propria professione, di chi si sente continuamente ‘richiamare’ dai superiori per il raggiungimento del budget, di chi si sente in conflitto con i propri convincimenti per i prodotti che è chiamato a vendere” Emerge anche un “un preoccupante abuso di psicofarmaci per contenere il disagio e l’ansia derivante dalla situazione che si è determinata in questi ultimi anni”.
La ricerca, per ora svolta su base regionale, potrebbe estendersi all’intero territorio nazionale. Il 59% degli intervistati ha anche ammesso che “il ritmo dei cambiamenti sul luogo di lavoro” supera la propria capacità di adattamento.
(fonte: Repubblica Firenze, 6 febbraio 2017)