Messina Denaro, la riflessione del Silp Cgil

Matteo Messina Denaro, qualche riflessione sulle attività investigative

Le rivelazioni del settimanale l’Espresso sulla latitanza di Matteo Messina Denaro, sulle sue frequentazioni in Toscana e non solo, sulle coperture e le complicità di cui, evidentemente, gode uno dei super latitanti più ricercati al mondo, devono indurre a una riflessione, magari non nuova, ma sempre attuale. Mi riferisco alla qualità dell’attività investigativa che, non da adesso, è in forte sofferenza per via, oltre che alla nota carenza di risorse strumentali quali tecnologia, mezzi e supporti di vario genere, di una costante e deleteria diminuzione di personale specializzato, che non viene rimpiazzato ormai da anni. La cronica carenza di operatori in divisa in tutti gli uffici e reparti, alla quale solo recentemente si è cercato di dare risposta con una politica di assunzioni, fa sì che le nuove leve siano primariamente assegnate a servizi di controllo del territorio, di prevenzione e repressione dei reati. Non v’è più il tempo, in buona sostanza, di assegnare il giovane brillante alla squadra mobile, tanto per fare un esempio, e formarlo come investigatore attraverso l’esempio dei più anziani anche perché di giovani, magari provenienti dalla vita civile con un’età anagrafica bassa, non ne abbiamo. Oggi, quando un “anziano” va in pensione, difficilmente c’è un rimpiazzo all’altezza in termini di esperienza. Manca quella continuità legata, appunto, al vissuto maturato sul campo, che ha fatto grandi molti uffici, basti pensare alla storia della Squadra Mobile di Palermo. Stesso dicasi anche per le altre Forze di Polizia che hanno gli stessi nostri problemi. A questa situazione, già di per sé complicata che vivono i nostri uffici investigativi, va a sommarsi anche la mancanza di chiarezza del quadro normativo in merito alla delicatissima tematica delle intercettazioni, che come si sa sono fondamentali per determinati tipi di indagine nonché per la cattura di mafiosi quali Matteo Messina Denaro. Anche il nuovo presidente dell’Anm, Francesco Minisci, ha parlato di un necessario ripensamento dell’ultima riforma delle intercettazioni. Al di là del merito, questo non fa altro che confermare la precarietà in cui agiscono i migliori uomini (e le migliori donne) in prima linea nelle attività di investigazione. Per il nuovo governo, quando e se nascerà, si porrà da subito una sfida importante sul versante del contrasto alla criminalità organizzata, sempre più pervasivamente attestatasi sul territorio nazionale. Perché nulla arriva per caso. Neppure la cattura di un super latitante.

Firmato: Daniele Tissone (segretario generale Silp Cgil nazionale)

Fonte: huffingtonpost.it del 26-3-2018

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