Malo, appello delle lavoratrici al Tribunale

Malo (Campi Bisenzio), non c’è più tempo da perdere. Presidio stamani davanti al Palagiustizia di Firenze dopo la CIG via SMS.

I sindacati: “Il Tribunale verifichi che l’azienda rispetti gli impegni presi nel piano concordatario. Va interrotta la spirale che sta uccidendo la Malo”. Lunedì 23 Aprile nuovo presidio e incontro in Regione.
“Il Tribunale verifichi che all’interno del Piano concordatario l’azienda rispetti gli impegni presi, cosa che temiamo non stia facendo”. E’ quanto hanno chiesto stamani con un presidio davanti al Palazzo di Giustizia di Firenze le lavoratrici (sono soprattutto donne) e i lavoratori della Malo (58 ad oggi), azienda di Cachemire di Campi Bisenzio per la quale il Tribunale ha ammesso la procedura di concordato in continuità.
L’ultima goccia, che ha fatto traboccare il vaso della rabbia e portato in piazza le 58 dipendenti (sono soprattutto donne) sono gli SMS con cui l’azienda ha informato alcune di loro nei giorni scorsi della messa in cassa integrazione. Una procedura che dimostra scarso rispetto dei lavoratori ed ha preso il via dopo l’ultimo sciopero, lo scorso 28 marzo: da lì, l’azienda fa i programmi di Cassa senza convocare il sindacato.
“L’utilizzo della Cassa integrazione, a rotazione per circa metà del personale – dicono Mirko Zacchei (Femca-Cisl) e Alessandro Picchioni (Filctem-Cgil) è sempre più corposo per la mancanza della liquidità necessaria a comprare il filato. Gli ordini ci sarebbero anche, ma la produzione è ferma perché manca la materia prima. E c’è da fare il campionario per l’autunno-inverno, senza il quale non arriveranno ordini per i prossimi 6 mesi. Una spirale perversa che va interrotta subito, altrimenti l’azienda morirà. E a nulla servirà il tentativo di trovare un compratore, se nel frattempo la produzione non resta attiva.”
Per questo i sindacati hanno deciso di scendere di nuovo in piazza oggi. Il prossimo appuntamento è fissato per il 23 Aprile (ore 11), quando, dopo un rinvio dal 6 Aprile, le parti sono nuovamente convocate al tavolo dell’Unità di crisi della Regione Toscana. “Lì – dicono Zacchei e Picchioni – bisogna che ci siano risposte serie e credibili. Non c’è più tempo da perdere, per la vita stessa dell’azienda.”

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