Lavoratrice sospesa per via del cliente “detective”: rabbia Cgil-Filcams-Uvl

Chef Express (Firenze), lavoratrice mandata a casa per scontrini fiscali non emessi a un “finto” cliente in realtà investigatore per conto dell’azienda. La Cgil: “Modalità poliziesche e indegne. I controlli vanno fatti con rispetto degli accordi sindacali”. Proclamato lo stato di agitazione, lunedì assemblea dei lavoratori

Chef Express, che gestisce il locale di Santa Maria Novella, qualche giorno fa ha avviato un procedimento disciplinare e ha sospeso in via cautelare una lavoratrice prefigurando in questo modo il suo licenziamento. Si tratta di una addetta alla cassa di ultraventennale esperienza, la quale sarebbe colpevole di non aver emesso e rilasciato scontrini fiscali (per un totale di pochi euro) a “mister x”. In realtà investigatori privati, camuffati da clienti, i quali in nome e per conto di Chef Express, loro committente, hanno solo il compito di cogliere in fallo i lavoratori. Naturalmente il curriculum di “mister x” è ricchissimo e nel locale può già vantare altri licenziamenti disciplinari che nessuno ha mai dimenticato.
Certamente non i lavoratori che per questo motivo vivono con angoscia e terrore il loro lavoro quotidiano già carico di per sé di ritmi eccessivi e stressanti. Stufi del clima invivibile che si è determinato i lavoratori però hanno cominciato a dire BASTA! E anche noi, per il caso specifico sul quale con determinazione eserciteremo le dovute tutele, ma anche al di là dello stesso diciamo con forza: BASTA! BASTA a queste modalità poliziesche non degne di un civile datore di lavoro che legittimamente esercita auditing e disciplina. BASTA a queste barbarie, a queste ingiustizie. Così la Filcams di Firenze ha deciso di proclamare lo stato di agitazione di tutti i lavoratori del locale di Santa Maria Novella e di convocare una assemblea sindacale per lunedì 4 giugno 2018 durante la quale saranno decise le necessarie azioni di lotta affinché si ripristini nel locale la civiltà e la giustizia. Intanto la lavoratrice è difesa dalla Filcams Cgil e dall’Ufficio Vertenze Cgil di Firenze.

Firmato: Maurizio Magi (Filcams Cgil Firenze)

Partita la campagna di denuncia della Cgil di Firenze, del suo Ufficio Vertenze e della Filcams

Si parla molto del potere disciplinare in capo al datore di lavoro e dei problemi connessi all’esercizio dello stesso. Note e giustificate polemiche sono scaturite a questo proposito dalla modifica dello Statuto dei Lavoratori introdotta dal Jobs Act che ha esteso l’uso degli impianti audiovisivi e delle altre apparecchiature nei luoghi di lavoro. Esiste però un altro tipo di controllo a distanza dell’operato dei lavoratori, specie in alcuni settori come il commercio, i pubblici esercizi e la grande distribuzione. Ci riferiamo all’uso inaccettabile da parte del datore di lavoro di investigatori privati e di altri soggetti che usano registrare il comportamento errato dei lavoratori, magari dopo averlo provocato. Ma può la presunzione di colpa, che è la logica fondante dell’utilizzo di questi strumenti di controllo a distanza, avere cittadinanza giuridica se, come è noto, il nostro codice prevede principi di correttezza e buona fede alla base di ogni negozio giuridico e quindi anche del contratto di lavoro? Questa è la contraddizione ed il tema sindacale che l’Ufficio Vertenze Cgil Firenze, la Filcams e Cgil Firenze intendono con forza denunciare. Non si può quindi non partire dai principi di correttezza e buona fede nella conduzione dei contratti individuali di lavoro così come non si può non esercitare il diritto di difesa previsto dallo Statuto dei Lavoratori. Chi saprebbe infatti rispondere alla domanda del datore, tipo “cosa è successo alle 12.32 del 10 marzo 2018” quando – ad un certo punto l’investigatore – di turno in pieno anonimato ha registrato ciò che magari non a caso sarebbe avvenuto? La stessa complessità aziendale che induce i datori di lavoro ad utilizzare metodi investigativi per il controllo dell’operare dei lavoratori (e NON dell’operato) finisce per impedire il diritto alla difesa negli iter disciplinari. Come Camera del Lavoro rigettiamo tali metodi invasivi e lesivi della dignità dei lavoratori in quanto i controlli devono essere rispettosi della legge – peraltro indebolita dal Jobs Act – e devono essere praticati nel rispetto degli accordi sindacali dovuti, anche e soprattutto nelle realtà aziendali complesse, con numerosi lavoratori in condizione di forte stress dal lavoro correlato derivante dal numero dei clienti da servire e relative micro operazioni.

Firmato: Elena Aiazzi (Cgil Firenze), Silvio Berlingieri (Ufficio Vertenze Cgil Firenze)

Pulsante per tornare all'inizio