Alternanza, il servizio di Repubblica sul nostro sportello
Scuola lavoro “Avevo il sogno dell’alta moda ho fatto scatole”
di Valeria Strambi (articolo uscito su Repubblica Firenze di venerdì 11 maggio 2018)
Quando l’alternanza non funziona: Cgil Firenze e Rete degli studenti medi aprono uno sportello on line
Anna ha 16 anni, il suo sogno è un futuro nell’alta moda ma si è ritrovata ad assemblare scatole nell’azienda che l’ha ospitata per l’alternanza scuola- lavoro. Paolo di anni ne ha 17 e, tra una lezione di italiano e una di matematica, ha trascorso giornate intere a fare fotocopie in uno studio medico. Laura ha 15 anni e si è dovuta improvvisare guida turistica in orari che le venivano comunicati all’ultimo momento e solo dopo aver superato un esame di sbarramento. Michele, anche lui quindicenne, non vedeva l’ora di vedere da vicino come opera un programmatore informatico: peccato che, dal primo all’ultimo giorno, sia stato messo davanti a un computer a compilare una sequenza di fogli Excel. Storie di giovani delusi da un’alternanza scuola- lavoro che spesso li relega in un angolo a non fare niente o che, in alcuni casi, li considera addirittura dei sostituti del personale.
Istituita dalla legge 107 sulla ‘Buona scuola’ e diventata ormai la prassi sia per chi frequenta gli istituti tecnici e professionali sia per chi è iscritto ai licei, l’alternanza fatica ancora a trovare la propria dimensione. Nasce così “ L’alternanza che vogliamo”, uno sportello online attivato dalla Cgil di Firenze in collaborazione con la Rete degli Studenti Medi per dare voce agli studenti fiorentini e raccogliere le loro testimonianze su ciò che funziona e ciò che invece proprio non va e andrebbe cambiato. I ragazzi e le ragazze che vogliono raccontare la propria esperienza e segnalare i problemi nei quali si sono imbattuti non devono far altro che inviare un messaggio alla pagina Facebook “ L’alternanza che vogliamo” o un’e-mail a lalternanzachevogliamo@ gmail. com: l’anonimato sarà garantito e le storie saranno pubblicate anche sul sito della Cgil Firenze. Non solo le voci degli studenti, lo sportello servirà anche a raccogliere le richieste anomale avanzate da alcune aziende presenti nel Registro nazionale dell’alternanza scuola-lavoro. C’è chi cerca addetti iper qualificati all’accoglienza clienti, chi vuole amministrativi multiuso e chi è pronto ad aprire la porta solo a “maghi” della meccanica: profili che presuppongono professionalità già elevate e che certo non possono corrispondere a quelli di giovani studenti impegnati in un ciclo di studi.
« L’alternanza non è lavoro né una forma di ingresso nel mondo del lavoro, e non è neanche una sorta di servizio civile — afferma Gianluca Lacoppola di Cgil Firenze — L’alternanza è un momento formativo, che deve educare gli studenti al valore del lavoro come fondamento di libertà, diritti e partecipazione ». E visto che proprio ieri, in molte Camere di Commercio della Toscana, si è celebrato l’Alternanza Day, la Cgil ne ha approfittato per lanciare un appello: « Chiediamo un tavolo per scrivere un protocollo che faccia da garanzia di alternanza corretta».
L’APERTURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO
Il presidente della Camera di Commercio di Firenze, Leonardo Bassilichi, ha raccolto l’invito, ricordando che non solo sono stati attivati dei voucher per incentivare le imprese ad accogliere i giovani, ma che sono stati anche organizzati dei corsi di formazione per i tutor interni alle aziende in modo che ci sia un giusto approccio con gli studenti. «Abbiamo stimolato e creduto in un’integrazione del mondo della scuola con quello del lavoro. Un’alternanza di qualità è per noi uno strumento fondamentale per la crescita dei ragazzi e allo stesso tempo un’opportunità unica per formare imprenditori che si trovano di fronte uno strumento inedito — specifica Bassilichi — Sono contento che per raggiungere questo obiettivo la Cgil e i sindacati in genere siano a nostro fianco per trovare i modi giusti. Ben vengano garanzie per arrivare a un’altissima qualità. Per noi questo tema vale il futuro dei ragazzi e quindi delle nostre imprese. Ci vogliamo giocare tutto».