Attacchi fascisti alle Camere del lavoro
Un attacco congiunto in piena regola. Nella notte tra il 22 e il 23 maggio, le Camere del lavoro di molte città italiane sono state oggetto di gravi atti di intimidazione. Davanti alle sedi della Cgil sono stati appesi degli striscioni, sui quali erano riportate le sigle di Forza Nuova e del Sinlai, un sindacato di sua emanazione, con la scritta: “Non si può morire di lavoro”. In alcuni casi lo striscione riportava anche la scritta, ancor più esplicita, “Stato e sindacati confederali boia!”
“Si tratta di una campagna provocatoria e di un grave attacco nei confronti delle organizzazioni dei lavoratori, impegnate da sempre nel denunciare la gravità del fenomeno degli incidenti sul lavoro e a chiedere il rispetto in tutti i settori lavorativi delle norme legislative e contrattuali sulla tutela della salute e della sicurezza”. Lo scrivono Cgil, Cisl e Uil in un nota unitaria.
I sindacati “continueranno nella loro azione e non si lasceranno intimidire da questa vera e propria campagna di aggressione verbale nei confronti del ruolo libero e autonomo del sindacato confederale e respingono ogni tentativo di mettere in discussione i valori costituzionali di democrazia, libertà e tolleranza. Il ripetersi di simili episodi in varie città italiane evidenzia il pessimo clima che si sta respirando nel nostro paese”.
Per Cgil, Cisl e Uil, “è importante che tutte le istituzioni, assieme ai sindacati, vigilino sul rispetto delle norme costituzionali di convivenza civile e respingano ogni azione violenta e intimidatoria, riaffermando quotidianamente i valori democratici e di ripudio del fascismo che sono a fondamento della Repubblica”.
In Emilia Romagna, episodi simili si sono registrati a Ravenna, Rimini e Cesena. “È chiarissimo che l’argomento questa volta utilizzato (la sicurezza sul lavoro ndr) nulla ha a che fare con gli obiettivi che costoro intendono perseguire – afferma la Cgil regionale -. Si vuole colpire la Cgil e tutto il sindacalismo libero e democratico. Con l’aggiunta di un arrogante ed inverosimile attacco alla nostra organizzazione proprio su un tema che da sempre è al centro dell’azione del sindacalismo confederale”.
La stessa cosa è è successa anche a Torino, mentre a Perugia, oltre che davanti alla Cgil, il gruppo neofascista ha affisso uno striscione anche in prossimità della sede della Cisl. “Si tratta dell’ennesimo atto intimidatorio fascista contro le organizzazioni sindacali che non può essere sottovalutato” – affermano in una nota congiunta Cgil, Cisl e Uil dell’Umbria e di Perugia. “Per di più – proseguono – evidentemente siamo di fronte ad un’azione studiata a livello nazionale”.
Stessa dinamica si è registrata a Mestre, presso la sede regionale della Cgil Veneto. “È perfino superfluo ribadire che non ci lasceremo intimidire dai neofascisti e che, anzi, porteremo avanti con ancor più convinzione la petizione ‘Mai più fascismi’ che sta raccogliendo decine di migliaia di firme in tutta Italia e che chiede lo scioglimento delle organizzazioni che fanno della violenza e dell’odio i disvalori su cui fondano la loro politica”, afferma Christian Ferrari, Segretario generale della Cgil del Veneto.
Anche a Bergamo come a Como i neofascisti di Forza Nuova hanno appeso uno striscione con scritte provocatorie all’ingresso delle camere del lavoro. “Siamo da sempre in prima linea nel denunciare le inadempienze in materia di sicurezza sul lavoro – afferma la Cgil Bergamo -. Siamo un sindacato democratico ed antifascista. “La verità è che ci temono perché siamo un grande sindacato confederale, quotidianamente impegnato a tutelare il lavoro e i lavoratori” scrive ancora la Cgil di Como su Facebook, spiegando che “oltre a fare da argine alla destrutturazione dei diritti, siamo antifascisti e impegnati, insieme ad altre realtà, a difendere la struttura democratica del Paese, impedendo le reminescenze di un passato che ha lasciato solo danni, vittime e restrizioni di libertà”.
“Lo striscione di Forza Nuova comparso sulla parete esterna della sede centrale delle Poste in via Cesare Battisti a Napoli, rappresenta invece, secondo Cgil, Cisl e Uil di Napoli e della Campania “un vile attacco di tipico stampo fascista nei confronti delle organizzazioni dei lavoratori”. I sindacati, comunque assicurano che “non si lasceranno intimorire da questa vile aggressione, respingendo ogni tentativo di mettere a repentaglio i valori costituzionali portato avanti da realtà che poco hanno a che fare con la convivenza civile”.