Filippo e il (poco) dolce far niente in azienda

Alternanza scuola lavoro

LA STORIA / 5

Filippo e il (poco) dolce far niente in azienda

La storia di Filippo: “Sono un ragazzo di 17 anni e, come tutti i miei coetanei residenti in questo paese, mi sono dovuto affacciare a questo mondo della ASL (Alternanza Scuola-Lavoro).
Fin da quando ho sentito nominare questo progetto ne ho sentito parlare male; ciò, ovviamente, ha causato subito una certa fatica anche solo ad assimilare l’idea di dover fare 200 ore di – per quello che mi sentivo dire – niente.
Dopo millemila fastidi e inconvenienti causati dalla disorganizzazione, sia da parte dell’istituto scolastico sia da parte di chi organizzava i percorsi di alternanza, sono riuscito a intraprendere la mia prima settimana di scuola-lavoro presso una azienda fiorentina. Se per Esperienza Lavorativa si intende stare su una sedia in un piccolo ‘ufficio’ a osservare persone che fanno e dicono cose che a malapena comprendi (perché di certo non conosco il gergo tecnico e non ho competenze sufficienti a capire di cosa si parla)… Allora devo non aver capito il senso di tutto questo, poiché il non fare NIENTE per una settimana (30 ore totali) ed ottenere un attestato con scritte conoscenze che avrei dovuto acquisire, che non ho acquisito, e valutazioni positive basate sul, ripeto, NIENTE, mi sembra giusto un pelino ‘nonsense’.
Purtroppo a me è capitata questa sfortuna, ma sapendo anche che per altri miei compagni l’esperienza è stata positiva, raccomanderei, a chi si prende il carico di fare questi tirocini, di organizzare meglio questi percorsi ed offrire reali esperienze lavorative agli studenti e non un mero perder tempo, tempo che vien tolto allo studio che, soprattutto in certe scuole, richede un non indifferente sforzo e impegno.
Non avendo molto altro da dire, data la scarsa attività svolta da me durante questa piccola esperienza, posso solo sperare che questa situazione di disorganizzazione sia data solo dal fatto che questo fenomeno è nuovo e che le cose si sistemino il più presto possibile, perché di base l’intento è buono ma la realizzazione è davvero pessima”.

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