Crisi Cft, la Filt Cgil lancia l’allarme e chiede chiarezza

Crisi Cft (Firenze), la Filt Cgil: “Chiediamo chiarezza sul futuro. Serve discontinuità alla guida della cooperativa. Proporremo di aprire lo stato di agitazione”. Appello a Legacoop e istituzioni

Ormai da svariati giorni sui mezzi di informazione leggiamo notizie in merito a CFT e a Piani Industriali o di ristrutturazione che si dovrebbero realizzare al più presto.
Ci piace rammentare che i soci di CFT il 3 marzo 2017 hanno votato lo stato di crisi della cooperativa e che l’8 marzo 2017 abbiamo sottoscritto unitariamente un accordo sindacale sul nuovo modello organizzativo della gestione dei magazzini.
Non basta questo per recuperare il deficit della cooperativa e rilanciarne l’attività?
Non basta il piano di dismissione degli immobili, annunciato dai vertici nel 2017, come soluzione per risanare i deficit di bilancio?
Si faccia chiarezza subito. Alla CFT serve un piano industriale vero, che tolga i lavoratori dall’incertezza di leggere il proprio futuro dai giornali.
Su un punto si deve essere chiari: ci dovrà essere una forte discontinuità nella guida della cooperativa a partire dal CDA, proprio per l’attuazione del nuovo Piano Industriale.
Le colpe di questo stato di crisi, che coinvolge 2500 famiglie, non sono da attribuire soltanto ad i vertici della CFT, ma anche al sistema della Grande Distribuzione, che ha negli ultimi anni operato tariffe sempre più basse, senza adeguarle, in alcuni casi, agli aumenti del Contratto nazionale della Logistica.
Non possiamo permettere che una storica cooperativa che da più di 40 anni ha garantito non solo la corretta applicazione del contratto nazionale, ma che ha anche condiviso la necessità che il settore si dotasse di uno strumento di regolazione e di legalità del sistema, oggi venga travolta dall’operato del suo gruppo dirigente e stretta dal mercato della GDO, lasciando spazi aperti a soggetti economicamente più vantaggiosi per le committenti che però rischiano di inquinare ulteriormente il sistema logistico toscano.
Proporremo gli altri sindacati di aprire lo stato di agitazione del personale a sostegno del urgenza di un Piano Industriale vero.
Chiediamo, con fermezza, a Legacoop toscana, al sistema della GDO, alle istituzioni di non sottovalutare la situazione e di essere parte attiva per le sorti dei 2500 soci di CFT, al fine di mantenere legalità e buona occupazione nel settore.

Firmato: la Segreteria Filt Cgil Area Metropolitana Firenze – Prato – Pistoia

L’ARTICOLO USCITO SU FIRENZE REPUBBLICA a firma di Maurizio Bologni

Sbanda paurosamente un altro colosso della cooperazione toscana targata Legacoop. Stavolta tocca a Cft, dominus della logistica integrata al servizio della Grande distribuzione organizzata (Coop, Conad, Esselunga, eccetera), a capo di un gruppo che fattura oltre 300 milioni e conta 5.500 addetti compresi i lavoratori delle controllate, trai quali 3.000 soci lavoratori di cui 2.500 in Toscana. Trema una massa impressionante di famiglie, metà di immigrati, dopo che un anno fa i soci lavoratori della cooperativa-capogruppo hanno votato lo stato di crisi e ora attendono con ansia il nuovo piano industriale che si preannuncia di lacrime e sangue. Perché il colosso non guadagna più. Ha chiuso il 2017 con un deficit di 16 milioni di euro. È pesantemente indebitato. Ed è arrivato il momento dei tagli. Negli uffici di Cft, in un edificio interno alla grande area del mercato di Novoli, sono al lavoro gli analisti di Kpmg, il network olandese-svizzero specializzato nella revisione e organizzazione contabile, nella consulenza manageriaCooperativa di facchini È il primo nucleo della Cft, che negli anni è molto cresciuta le e nei servizi fiscali, legali e amministrativi. A loro il compito di trarre il dado, indicando i rami secchi da tagliare nel piano industriale atteso per fine mese. «Ci sono appalti che non rendono e dai quale usciremo confermano dalla cooperativa Uno è sicuramente quello della centrale adriatica, che gestisce la logistica per la catena di supermercati Coop di Alleanza 3.0. Altri soggetti subentreranno a noi nel servizio, ma ci sarà riduzione degli attuali 150 addetti. Per il resto, sugli altri appalti non remunerativi, attendiamo il responso di Kpmg». Dal gruppo non tentano di minimizzare più di tanto lo stato di crisi. «I 16 milioni di deficit dell’esercizio 2017 si spiega sono legati in gran parte alla cessione di un edificio a Montespertoli, che a causa della crisi immobiliare è stato ceduto ad un prezzo più basso di quello contabilizzato con conseguente necessità di svalutare e iscrivere la perdita a bilancio. A parte questa partita straordinaria, nel 2017 la gestione caratteristica avrebbe fatto registrare un rosso di 1,2 milioni. È comunque una perdita. E il deficit è innegabile, per il primo anno nella cooperativa dopo che il gruppo aveva già chiuso altri esercizi in rosso». E alle ammissioni ufficiali si aggiungono le indiscrezioni di altri immobili venduti per tentare di porre pezze, arretrati di Iva da versare, banche che hanno chiuso i rubinetti di fronte ad un debito pesante. Nata come cooperativa di facchini, Cft si è posta a capo di un gruppo che controlla società come Silo spa, generai contractor per gli appalti con la grande distribuzione, e Cst Vespucci che opera all’interporto toscano a Livorno a pochi chilometri dal porto che serve. Il core business resta la logistica integrata, la movimentazione e l’immagazzinamento delle merci della Gdo attraverso 11 immobili di proprietà e 22 in affitto, una flotta di 1.100 automezzi, di cui 300 di proprietà, che ogni anno gestiscono 32 milioni di chili di ortofrutta confezionata e più di 399mi1a chili di frutta tagliata. Accanto a questo, un peso minore hanno le altre attività di facility management (la gestione degli edifici con portierato, pulizia, eccetera), i servizi ecologici ambientali, l’ultima nata piattaforma Cft Ittico che a Livorno gestisce 760 metri quadrati di lavorazione, stoccaggio e messa in commercio di 250mila chili di pesce l’anno. Insomma, un colosso. Che ora sbanda.

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