Vega, Multiservice, GiGa: Fiom Cgil Firenze all’attacco
La Vega di Barberino di Mugello, azienda che opera nella produzione in materiale composito e acciai speciali, in vari settori tra cui difesa, nautica e dell’illuminazione, ha deciso di licenziare 4 dei 25 lavoratori in forza. Per Fabio Ammavuta della Fiom Cgil di Firenze quella annunciata è “una decisione inaccettabile, le difficoltà asserite dall’azienda non possono ricadere sui lavoratori. Se ci sono problemi si apra un tavolo di confronto con il sindacato per individuare insieme le soluzioni più opportune.” In solidarietà nei confronti dei colleghi e per manifestare la preoccupazione per le prospettive occupazionali in azienda, i lavoratori sciopereranno domani 17 ottobre dalle 9,30 alle 11,30 in concomitanza dell’incontro previsto presso l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Firenze dove verranno discussi i licenziamenti annunciati dalla Vega srl. Durante lo sciopero i lavoratori effettueranno un presidio davanti ai cancelli dell’azienda in via della Lora 15 a Barberino di Mugello.
Continua lo stato di agitazione dei lavoratori Multiservice di Firenze. Due ore di sciopero sono state effettuate ieri e altre due sono previste per domani, in vista dell’incontro per l’unità di crisi di lunedì prossimo durante il quale i lavoratori saranno in presidio sotto la Presidenza della Regione Toscana dalle ore 11. Sono quindici i lavoratori, attualmente impiegati per le verifiche di legge ai 150.000 impianti termici presenti a Firenze, che operano in appalto per il Comune. L’appalto scade il 30 novembre e se non si trova una soluzione, dal primo dicembre saranno licenziati. “Per scongiurare tale situazione – commenta Daniele Collini della Segreteria della Fiom Cgil di Firenze – abbiamo promosso una serie di incontri con la Regione Toscana, l’ente che a seguito della legge regionale 85/2016 ha assunto le competenze relative ai controlli di efficienza energetica degli impianti. Auspichiamo che ci sia un ripensamento da parte di tutte le istituzioni e che si trovi il tempo necessario ad individuare soluzioni che scongiurino la perdita di un tale patrimonio di competenze e professionalità, a partire da una eventuale proroga dell’appalto. Da 15 anni, ovvero dall’istituzione del servizio, queste persone vigilano sulla sicurezza degli impianti con una media di 15.000 controlli l’anno. Il rischio è che perdano il posto in un cambio di appalto che vede coinvolte le istituzioni: un’anomalia lontana dal tradizionale sistema di relazione serio e responsabile che da sempre contraddistingue il nostro territorio.”
Ritiro della procedura di mobilità e utilizzo degli ammortizzatori sociali più appropriati, quelli che garantiscano la reindustrializzazione. Sono queste le richieste avanzate da Stefano Angelini e Andrea Brunetti della Fiom Cgil di Firenze alla GiGa Grandi Cucine di Scandicci, in merito all’apertura della procedura di mobilità che prevede 20 esuberi, molti dei quali in produzione. “È da tempo che chiediamo investimenti e una riorganizzazione seria dell’azienda e infatti non abbiamo condiviso l’apertura nelle scorse settimane della cassa integrazione ordinaria, perché di ordinario in questa vicenda non c’era niente. E infatti dopo appena un mese si sono scoperte le carte e si è aperto il gioco al massacro. Ma noi così non ci stiamo. Per noi, senza alcuna garanzia sul futuro, questi esuberi rappresentano solo il primo tempo di una partita che porterà alla piena dismissione dello stabilimento.” La Giga Grandi Cucine, azienda che produce cucine industriali ha vissuto periodi di alti e bassi sin dal 2008, anno di acquisizione da parte della multinazionale statunitense Middleby. Ieri all’incontro in Regione Toscana, alla presenza della città metropolitana e del comune di Scandicci erano emerse le criticità ormai strutturali dell’azienda, poi evidenziate dall’apertura della procedura con i 20 licenziamenti previsti. “I tre clienti persi che determinano oltre il 60% del fatturato annuo, come evidenziato nella procedura, sono in realtà tre linee di prodotto che la multinazionale ha deciso di produrre altrove, alcuni delle quali sono state sviluppate proprio qui a Scandicci” dichiara la RSU Fiom dello stabilimento. “La multinazionale non può decidere da un giorno all’altro di spostare intere produzioni in altri stabilimenti, abbiamo già visto con il caso Bekaert che la desertificazione industriale produce desertificazione sociale a cui il territorio risponde con forza dimostrando solidarietà” sottolineano Angelini e Brunetti. “Chiediamo un incontro urgente in Regione, nel frattempo torneremo in assemblea per condividere con i lavoratori le iniziative di mobilitazione”.