No Pillon, Cgil e associazioni scrivono al Corriere Fiorentino

Caro direttore,
Le scriviamo per condividere con Lei e i suoi lettori le nostre preoccupazioni e considerazioni in merito al disegno di legge Pillon, in esame nella seconda Commissione Giustizia del Senato. Vorremmo sottolineare come il ddl Pillon, con la sua visione fortemente reazionaria e patriarcale del matrimonio e del rapporto uomo-donna, comporterebbe uno stravolgimento radicale della società. Se questo disegno di legge venisse approvato, infatti, il diritto di famiglia tornerebbe a quello degli anni Cinquanta, minando gran parte dei diritti conquistati, primo fra tutti il divorzio che questo ddl mira evidentemente a scoraggiare, pretendendo di trattare in modo uguale soggetti diversi per condizioni personali, sociali ed economiche. Nei processi di separazione o di divorzio, l’obiettivo primario della legge dovrebbe essere la tutela dei minori, salvaguardando innanzitutto il loro benessere e il loro interesse. Nel disegno di legge Pillon ciò non accade: i figli vengono considerati alla stregua di beni materiali, e incapaci di valutare ciò che avviene in famiglia o le parole utilizzate dai genitori. Inoltre, nel nostro Paese, le disparità economiche e occupazionali tra uomini e donne sono ancora molto forti. Il lavoro di cura ricade quasi esclusivamente sulle donne spesso costrette a lavorare part-time o in settori con stipendi più bassi, ma che permettono una più facile conciliazione di vita e lavoro. D’altronde, siamo in un Paese dove sono insufficienti, se non del tutto assenti, politiche di welfare a tutela e sostegno della genitorialità. In questo quadro, la corresponsione all’ex coniuge di un affitto per la casa coniugale e la ripartizione degli oneri economici previsti dal ddl Pillon possono rappresentare grossi problemi per i genitori economicamente più deboli, di solito le madri e soprattutto se disoccupate o precarie. E non dimentichiamo infine un’altra fondamentale questione: a una donna che subisce violenza domestica e che trova il coraggio di lasciare il marito (ma non sempre di denunciare) l’imposizione di mediazioni familiari e piani genitoriali da concordare non possono che rappresentare una ulteriore violenza, anche per il pericolo a cui madre e figlio sarebbero esposti a ogni incontro. Negli anni si è lottato perché la violenza domestica uscisse dalla dimensione privata e diventasse un problema di carattere pubblico: questo disegno di legge la richiuderebbe nuovamente tra le mura di casa. Occorre sottolineare inoltre che il ddl Pillon non prevede adeguate tutele per i bambini vittime di violenze intrafamiliare né durante il procedimento penale e neppure nell’ipotesi in cui vi sia una condanna penale passata in giudicato nei confronti del genitore maltrattante. Per tutti questi motivi siamo convinti che il ddl sia da contrastare: non dobbiamo e non possiamo tornare indietro sui diritti e sulle libertà. Diamo quindi la nostra adesione alla mobilitazione nazionale del io novembre che prevede iniziative territoriali e vi diamo appuntamento per un’Assemblea pubblica dalle io alle 13 nella sala della sede Arci, in piazza de’ Ciompi n a Firenze.

Lettera pubblicata sul Corriere Fiorentino di oggi firmata da: D.i.Re Donne in Rete contro la violenza, Artemisia, Cgil Firenze, Arci Firenze, Il Giardino dei Ciliegi, Libere Tutte, Il Movimento per l’infanzia Cnca Toscano, Acli Firenze, Cam-Centro Ascolto Uomini Maltrattanti, Tosca Coordinamento toscano centri antiviolenza

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