Su La Nazione il servizio sullo Sportello Donna Cgil Firenze

Mamma e lavoratrice? Missione impossibile (e in tante si dimettono)

La parità nelle faccende domestiche resta un miraggio, asili nido troppo cari o con orari non compatibili con la propria giornata di lavoro. Il risultato? Sale il numero delle mamme lavoratrici che si dimettono per motivi legati alla cura della famiglia. Lo dice lo Sportello Donna Cgil, le cui richieste di consulenza sono in aumento: nel 2016 si sono rivolte agli uffici del sindacato 42 donne,
nel 2017 44 mentre nel 2018 ben 46. «Negli ultimi tre anni – spiega Valeria Cammelli, responsabile dello sportello Donna Cgil Firenze – stiamo assistendo a un incremento di donne che si rivolgono a noi per denunciare discriminazioni sul posto di lavoro, soprattutto in seguito alla maternità».
Dai casi di mobbing alle pressioni psicologiche fino ai dispetti nella quotidianità: ai tavoli Cgil sono arrivati casi di impiegate che al rientro non hanno trovato più la scrivania o sono state demansionate o trasferite in altri uffici. «Si tratta di situazioni invivibili che spingono a lasciare il proprio posto», sottolinea Cammelli.
Secondo una ricerca Cna Firenze, le donne che si sentono discriminate sul posto di lavoro superano il 50%. Dall’indagine, questa asserzione è confermata, in un panel aperto anche agli uomini, dal 50% degli intervistati (43% degli uomini, 56% delle donne) con picchi del 58% nella fascia 18/34 anni. Le motivazioni: perché le donne potrebbero avere figli (37% degli interpellati, di cui 33% uomini, 40% donne), perché sono meno affidabili (27% del totale, di cui 31% uomini, 24% donne), perché mettono il lavoro al secondo posto rispetto alla famiglia (19% degli intervistati, di cui 14% uomini, 23% donne) e perché dotate di una minore mentalità imprenditoriale rispetto agli uomini (9% del panel, di cui 12% uomini, 7% donne).
«Le prospettive delle donne nel mondo del lavoro sono ancora lontane dall’essere eguali a quelle degli uomini – commenta Maria Benedetta Garuglieri, coordinatore di Cna Impresa Donna Firenze -. Il nostro Paese non ha investito in maniera sufficiente nelle politiche sociali a favore della famiglia e non prevede una misura universalistica di sostegno ai figli. Esistono, inoltre, profonde differenze anche tra lavoratrici: il congedo di maternità obbligatorio, ad esempio, prevede un’astensione dal lavoro di cinque mesi per tutte ma la copertura completa del reddito è riservata alle sole dipendenti».

(articolo firmato da Rossella Conte su La Nazione Firenze di ieri)

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