Mense scolastiche Comune di Firenze, indetto lo Stato di agitazione

Mense scolastiche del Comune di Firenze, Cgil-Cisl-Uil di categoria dichiarano lo stato di agitazione: “Le ditte vincitrici dell’appalto vogliono peggiorare le già precarie condizioni dei lavoratori”. In arrivo mobilitazioni alla riapertura delle scuole, sarà aperto un canale coi genitori: “La qualità del servizio dipende dalla qualità del lavoro”. Appello all’Amministrazione

La trattativa coi sindacati sul passaggio di appalto che riguarda le mense del Comune di Firenze vede le aziende vincitrici degli ultimi bandi, Dussmann e Vivenda, avanzare posizioni che dal primo gennaio peggiorerebbero le già precarie condizioni economiche e normative di circa 200 tra lavoratrici e lavoratori, raggiunte dopo molti anni di lavoro nell’appalto: le aziende infatti – tra le altre cose – intenderebbero togliere la copertura economica dei primi tre giorni di malattia (questo, in maniera retroattiva, anche per altri 100 lavoratori dipendenti di Dussmann di altri lotti), non pagare le festività di gennaio, ampliare i periodi di sospensione del rapporto di lavoro nell’anno.
Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil non intendono certamente accettare tali peggioramenti che sarebbero peraltro perpetrati a danno di quello che è già un vero e proprio “lavoro povero”, costituito da stipendi miseri, bassi part time ciclici involontari (anche solo 2 ore al giorno), mancanza di copertura di salario e contribuzione previdenziale durante la chiusura delle scuole.
In ragione di tutto ciò, i sindacati dichiarano da oggi lo stato di agitazione per tutte le lavoratrici e i lavoratori (circa 600 in tutto) delle mense scolastiche del Comune di Firenze e chiedono a quest’ultimo di intervenire urgentemente per impedire il peggioramento delle condizioni di lavoro.
Al contempo, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil apriranno un canale di comunicazione con i genitori dei bambini e dei ragazzi di tutte le scuole del Comune di Firenze, per far meglio comprendere le condizioni di lavoro attuali e quelle che verrebbero a determinarsi dopo il passaggio di appalto, nella convinzione che la qualità del servizio passi necessariamente da quella del lavoro di chi quel servizio lo produce.

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