Lavoratori appalti UniFi, contratti a rischio: presidio sotto Palazzo Vecchio

Lavoratori degli appalti (pulizie, vigilanza, front-office) dell’Università di Firenze, stipendi e diritti a rischio: stamani presidio Cgil sotto Palazzo Vecchio in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico (a cui sono intervenuti il rettore Dei e il premier Conte)

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Un presidio in piazza Signoria a Firenze, sotto Palazzo Vecchio, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico alla presenza del rettore Dei e del premier Conte: così le lavoratrici e i lavoratori degli appalti dell’Università di Firenze (front-office, pulizie, vigilanza nei poli Centro Storico, Novoli, Careggi, Sesto F.no), insieme a Filcams Cgil e Flc Cgil, hanno espresso la loro preoccupazione e cercato di tenere alta l’attenzione sul nuovo bando di gara per i servizi di Ateneo, che non garantisce l’applicazione dei contratti in essere ed espone il personale (si tratta di oltre duecento persone) alla perdita di salario e diritti. E’ inaccettabile che tutto ciò avvenga dentro l’istituzione formativa e culturale per eccellenza della Città di Firenze. Tanto più che, per fare un esempio, attualmente il personale che garantisce l’apertura delle Biblioteche Umanistica e delle Scienze Sociali nella fascia oraria serale e del sabato pomeriggio e guadagna 3,98 euro netti l’ora: non si può accettare che il servizio prosegua a queste condizioni, che questo vergognoso precedente, in combinato disposto con le blande tutele previste nel bando, rischi di dimezzare la paga di tutte le altre lavoratrici e lavoratori terziarizzati. Non si può accettare che a ogni cambio appalto si mettano in discussione stipendio, tutele, fino al posto di lavoro stesso, soprattutto in un momento storico in cui le altre amministrazioni pubbliche firmano protocolli virtuosi e avviano buone pratiche di uscita dal sistema degli appalti.
Le lavoratrici e i lavoratori hanno chiesto un incontro con il rettore Dei affinché questi si assuma la responsabilità politica di garantire il mantenimento delle condizioni economiche e normative attuali, valuti la possibilità di aumentare il budget economico relativo ai servizi serali e del sabato pomeriggio per garantire una paga oraria dignitosa, avvii un percorso che, partendo dallo sviluppo di un protocollo a tutela di chi lavora nei servizi dell’università, arrivi alla valutazione di formule alternative e maggiormente tutelanti dell’appalto.

Durante l’inaugurazione dell’anno accademico, nel Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, è intervenuta Giulia Malavasi, lavoratrice dell’Ateneo. Segue il testo del suo intervento:

Sono Giulia Malavasi e lavoro da quasi tre anni nella Biblioteca di Scienze sociali; è una grande responsabilità per me portare oggi il saluto del personale tecnico e amministrativo.
Nel nostro lavoro tutti noi tecnici, amministrativi e bibliotecari, nei diversi ruoli ed ambiti, concorriamo a rendere vitale l’istituzione universitaria, a sostenere le attività di didattica e ricerca, e a contribuire alla finalità ultima della “libera elaborazione e trasmissione delle conoscenze” così come definita nel nostro Statuto. Quotidianamente ho sperimentato quanto sia centrale la nostra attività nelle funzioni di supporto e mediazione nell’accesso alle fonti del sapere. In una società, come quella odierna, in cui siamo inondati di una gran quantità di informazioni, è quanto mai importante che l’accademia lavori per offrire le competenze informative destinate a stimolare una fruizione critica, meditata, e consapevole delle risorse, quale fase fondamentale del processo di elaborazione scientifica.
Nella nostra attività lavorativa abbiamo anche la costante percezione del valore della diffusione della conoscenza. L’istituzione universitaria è chiamata non solo a produrre scienza, ma a renderla pienamente disponibile, garantendo l’accesso aperto ai prodotti della ricerca e alla letteratura accademica. Il nesso tra cultura, scienza e democrazia è profondo: non mancano segnali di attacco ai diritti democratici e ai valori costituzionali, ed è perciò necessario che l’Ateneo nel suo complesso persegua convintamente l’obiettivo di colmare i divari culturali e informativi che ancora permangono nella nostra società, e che operi nella formazione di cittadini consapevoli dei propri diritti civili, politici, sociali e culturali.
Al fine di realizzare questi obiettivi, questa Amministrazione necessita di forze vive. È sicuramente rilevante quanto definito nella programmazione di Ateneo in merito alle assunzioni del personale tecnico-amministrativo; tuttavia, l’emorragia dei pensionamenti che ogni giorno si verifica nei nostri uffici è un segnale forte. Questa Amministrazione negli anni passati ha a lungo rinviato, per motivi normativi o di bilancio, politiche significative di assunzione del personale, mantenendo il rapporto tra personale tecnico-amministrativo e docenti inferiore rispetto ad altri Atenei; è necessario che il percorso, avviato, di assunzioni, sia perseguito con decisa volontà politica: ne va del futuro stesso del nostro Ateneo.
È altresì importante consolidare gli alti livelli di qualità del lavoro svolto in questa Amministrazione, raggiungibili a partire da condizioni lavorative che garantiscano pienamente i diritti. Piero Calamandrei, nel discorso sulla Costituzione tenuto nel ’55 alla Cattolica di Milano, sottolineava il compito della Repubblica nel “rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana: quindi dare lavoro a tutti, dare una giusta retribuzione a tutti”. Quotidianamente lavoriamo fianco a fianco con i colleghi delle ditte in appalto, e lasciatemi rappresentare tutta la difficoltà che essi vivono: a fronte di competenze che si consolidano nel tempo, ad ogni scadenza di appalto rimane invariata per questi colleghi la concreta possibilità di una riduzione di diritti e stipendio, fino al rischio concreto di perdere il lavoro; eventualità che comporterebbe una perdita di professionalità per l’Ateneo stesso. Anche le iniziative delle aperture serali di alcune biblioteche, che hanno riscosso ampio apprezzamento nella comunità studentesca, e che effettivamente contribuiscono a fare delle sedi universitarie “presidi culturali” nella città, non possono prescindere dal misurarsi con i problemi del precariato e della giusta retribuzione dei colleghi delle ditte in appalto incaricati di tenere aperte le strutture. Prima di essere assunta presso questa Amministrazione, ho sperimentato il precariato nel settore privato, e vi assicuro che precarietà nel lavoro equivale a precarietà di vita, e ad una negazione di fatto della dignità della persona. La mia generazione ha pagato e sta pagando un caro prezzo su questo terreno.
Oggi, la comunità accademica qui riunita rifletta su iniziative concrete volte a tutelare e a garantire eguali diritti a tutti i lavoratori e le lavoratrici di questo Ateneo, nel pieno rispetto della loro dignità.
Per concludere, un ultimo riferimento al nostro Statuto: siamo chiamati, come componenti della comunità universitaria, a contribuire allo “sviluppo di un sapere critico… quale fattore di progresso e strumento per l’affermazione della dignità di tutti gli uomini ed alla giusta e pacifica convivenza tra i popoli”.
In questi tempi di guerra, è importante la partecipazione del nostro Ateneo alla Rete Nazionale delle Università per la Pace, e l’adesione alla mozione della Crui che invoca il rispetto dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite e reclama il pieno ed assoluto rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali nel territorio del Nord-est della Siria.
L’invito è che la nostra comunità accademica sia determinata e attiva nella resistenza all’oscurantismo del nostro tempo, al fine di realizzare, con le parole di Eugenio Garin nel suo intervento sulla cultura e la scuola nella società italiana, “la solidarietà del sapere, che è solidarietà del pensiero con la realtà, della scienza con la storia degli uomini”.

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