Il lavoro nelle carceri, convegno il 5 febbraio in Cgil a Firenze
Il lavoro nelle carceri fiorentine, mercoledì 5 febbraio convegno Cgil in Camera del lavoro a Firenze (Borgo Greci 3, ore 9:30-13:30). Interverranno tra gli altri il sottosegretario alla Giustizia Andrea Giorgis, l’assessore Andrea Vannucci, il Provveditore dell’amministrazione penitenziaria di Toscana e Umbria Gianfranco De Gesu
“Il lavoro nelle carceri: un mondo dimenticato?”: è il titolo del convegno, organizzato da Cgil Firenze, che si svolgerà mercoledì 5 febbraio a Firenze presso la Camera del lavoro in Borgo Greci 3 (ore 9:30-13:30).
IL PROGRAMMA (SCARICA IL VOLANTINO)
– Apertura lavori: Elena Aiazzi , Segreteria Cgil Firenze
– Saluti: Gianfranco De Gesu, Provv. Amm.ne Penitenziaria Toscana-Umbria
La situazione delle carceri fiorentine Sollicciano e Gozzini:
– Fabio Prestopino, Direttore Casa Circondariale Sollicciano
– Eros Cruccolini, Garante dei detenuti
– Antonella Tuoni, Direttrice Casa Circ. Mario Gozzini
Le condizioni di lavoro:
– Donato Nolè, Polizia Penitenziaria
– Gianfranco Politi, Responsabile Area Educativa Sollicciano
– Elisabetta Beccai, Responsabile Area Educativa Gozzini
L’adibizione al lavoro dei detenuti e la condizione rieducativa, quali proposte?
– Salvatore Nasca, Direttore UEPE
– Giuseppe Caputo, Associazione L’altro diritto
– Gianni Autorino, Coop. Ulisse Firenze
– Daniele Bertusi, Coop. CAT Firenze
– Andrea Vannucci, Assessore Comune di Firenze
– Andrea Giorgis , Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia
– Conclude i lavori Paola Galgani, Segretaria Generale Cgil Firenze
– Coordina i lavori: Donato Petrizzo, Fp Cgil Firenze
LA PRESENTAZIONE
Perché una iniziativa della Cgil sul lavoro nelle carceri?
Da più parti si denuncia una condizione anomala ed insostenibile dei carcerati detenuti negli Istituti penitenziari italiani. Il tasso di affollamento carcerario medio è del 120% con Istituti che sono quasi al doppio della loro capienza a fronte di risorse economiche, di spazi e di personale sempre più insufficienti per le necessità. Cosicché anche per chi lavora nelle carceri il clima rischia di diventare insostenibile e la gestione operativa estremamente complessa. Per non parlare della condizione strutturale degli edifici in cui si trovano le carceri anche quelle fiorentine come se le scarse condizioni igieniche o climatiche facessero parte della pena da scontare. Rischia così di venire meno la funzione rieducativa della pena prevista dalla nostra Costituzione che all’articolo 27 sancisce che “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. Sono drammatici i numeri che riguardano gli atti di autolesionismo (ad esempio nel 2018 a Sollicciano ci sono stati 74 atti gravi e 325 lievi), per non parlare dei casi estremi di suicidio. Analoga condizione di forte stress e di malattia si riscontra anche nella polizia penitenziaria.
Uno degli aspetti fondamentali per determinare la rieducazione del carcerato e prevenire la recidiva è quello della adibizione al lavoro che può e deve essere fatta non solo per consentire un minimo introito economico, ma anche per determinare un reinserimento della persona alla cittadinanza ed alla socialità. L’art. 20 della Legge 354 del 1975 al primo punto cita: “Negli Istituti Penitenziari devono essere favorite in ogni modo la destinazione dei detenuti e degli internati al lavoro e la loro partecipazione a corsi di formazione professionale. A tal fine, possono essere istituite lavorazioni organizzate e gestite direttamente da imprese pubbliche o private e possono essere istituiti corsi di formazione professionale organizzati e svolti da aziende pubbliche, o anche da aziende private convenzionate con la regione”.
In realtà negli Istituti di pena fiorentini la possibilità di essere adibiti al lavoro viene offerta mediamente a non più del 30% degli aventi diritto e si tratta perlopiù di poche ore al giorno per pochi mesi con turnazioni, ad esempio, di un mese per i lavori generici (es. pulizie), tre mesi per quelli specifici o anche di un anno per quelli più specialistici (bibliotecario o cuoco), per consentire a tutti di lavorare un po’. Si tratta comunque nel 90% dei casi di lavori interni e a bassissimo contenuto formativo mentre i lavori assegnati dalle Istituzioni esterne o attraverso le cooperative sono in numero molto ridotto. Inoltre a tali lavori non viene affiancata una opportuna formazione che possa consentire loro di spendere, una volta scontata la pena, alcuni elementi di competenza per la ricerca di nuovi lavori. Tutto questo non solo perché i fondi sono pochi ma anche perché non c’è abbastanza attenzione da parte delle Istituzioni a questo tema che invece può rientrare a pieno diritto anche nell’ambito dell’investimento sulla sicurezza di un territorio e sulla sua condizione di sviluppo e civiltà.
Il 26 febbraio 2018 è stato firmato un Protocollo da parte del Comune di Firenze con l’Università di Firenze e le Associazioni delle Cooperative di tipo B, che è tutt’ora in vigore e che individua in alcune gare di appalto la possibilità di favorire l’integrazione sociale e professionale delle persone con disabilità o svantaggiate (come le persone detenute). Con l’iniziativa del 5 febbraio si vuole partire da una verifica su quello che è stato fatto anche a fronte di questo protocollo e sollecitare l’impegno non solo del Comune attraverso ad esempio le società partecipate, ma anche del Governo (sarà presente per questo il Sottosegretario alla Giustizia Andrea Giorgis) e di tutte le Istituzioni, del mondo delle cooperative, affinché si migliorino gli strumenti, si rimuovano gli impedimenti e si individuino concretamente nuove possibilità di adibizione al lavoro dei detenuti come avviene anche in altri Istituti Penitenziari in Italia, come ad esempio Padova.