Polimoda, tolti pezzi di salario ai lavoratori. Protesta la Flc Cgil

Polimoda, tolti ai lavoratori 2.600 euro annui di salario variabile (oltre alle restrizioni degli ammortizzatori sociali), nonostante la solidità economica dell’azienda. La Flc Cgil Firenze protesta e in una lettera aperta invita i soci a intervenire sul Cda: “Serve un grande sforzo collettivo per dar senso al prossimo anno accademico, che partirà ancora segnato dagli effetti della crisi in corso per l’emergenza Covid19: non si pensi di chiedere sacrifici ai lavoratori se non cambierà radicalmente il segno delle relazioni tra Direzione e personale”

“Polimoda, come molte altre aziende fiorentine, ha comunicato alle organizzazioni sindacali l’apertura delle procedure di consultazione per l’ammortizzatore sociale Fis. Durante l’incontro previsto dalla procedura, le rappresentanze sindacali e la Flc Cgil hanno richiesto alla direzione di sostenere i propri dipendenti integrando l’assegno ordinario corrisposto dall’Inps (come accade in altri istituti del territorio), richiesta a cui l’azienda ha risposto con una totale indisponibilità a qualsiasi intervento a tutela”: inizia così la lettera aperta che la segreteria di Flc Cgil Firenze ha scritto ai soci di Polimoda, per lanciare un allarme su questioni che riguardano i circa 80 lavoratori e lavoratrici del personale amministrativo.

“Questa decisione – prosegue la Flc Cgil – fa seguito a una precedente rottura nelle trattative che ha portato i lavoratori di Polimoda a perdere, per quest’anno, l’intero salario variabile, a causa di una errata determinazione degli obiettivi di bilancio – di cui è primo responsabile il Consiglio d’Amministrazione – su cui non si è mai voluti tornare indietro per non dover ammettere l’errore. Di conseguenza, i dipendenti di Polimoda chiuderanno l’anno con 2600 euro in meno per il salario variabile perduto e caricandosi sulle spalle tutto il costo della crisi”.

Riflette la Flc Cgil: “E’ innegabile che il momento e l’emergenza Covid19 rappresentano una eccezionalità nella storia di questo paese e di tutto il tessuto sociale e produttivo italiano, ma qui si parla di una partecipata pubblica con un bilancio sui 20 milioni di euro e che non può redistribuire utili, si tratta di un’azienda che negli anni ha realizzato eccezionali risultati di mercato ed è quindi in una condizione di grande solidità economica. Il bilancio consuntivo dell’anno 2018/19 si è chiuso con un avanzo contabile di quasi sei milioni e mezzo di euro, e un incremento del patrimonio di oltre sei milioni e seicentomila euro; da un’azienda ancora in parte pubblica con questi numeri nel bilancio non ci saremmo mai aspettati di veder messi in atto metodi di gestione del personale tipici di aziende private di profilo molto più basso. A fronte degli enormi guadagni dell’azienda, i dipendenti di Polimoda – allo stato attuale delle trattative sindacali – chiuderanno questo anno con una perdita enorme di salario, tra i 2600 euro persi col salario variabile e gli ammortizzatori sociali: circa 3000 euro i più fortunati, molto di più quelli che saranno messi a casa a zero ore”.

Quindi la Flc Cgil avanza una proposta: “Chiediamo a voi soci di intervenire sul Consiglio d’Amministrazione a tutela dell’azienda e dei suoi dipendenti: Polimoda avrà bisogno di un grande sforzo collettivo per dar senso al prossimo anno accademico, che partirà ancora segnato dagli effetti della crisi in corso: non pensate di chiedere sacrifici ai lavoratori se non cambierà radicalmente il segno delle relazioni tra Direzione e personale”.

La lettera si conclude così: “Il modo in cui è stato gestito l’ultimo anno di trattative sindacali e in cui è stata affrontata la prima crisi produttiva ci spinge a chiedere ai soci che tipo di azienda sia oggi Polimoda: la nostra impressione è che oramai l’istituto abbia completamente abbandonato la missione per cui è nato e si sia oramai distanziato dai valori che l’hanno contraddistinta fino agli ultimi anni, e che la sua maturità si voglia caratterizzare non solo da una maggiore aggressività sul mercato, ma anche da una maggior durezza nelle relazioni con il proprio personale, evidentemente considerato non più una risorsa, ma un costo da contrarre. Vorremmo capire – ed in particolare dai soci pubblici – che ruolo hanno avuto in queste scelte: quale obiettivo ci si pone quando si sceglie di entrare in conflitto con il personale? Che tipo di futuro si è immaginato per l’azienda quando si è scelto di peggiorarvi le condizioni di lavoro? Fino a che punto si immagina di spingere il conflitto, quali risultati si pensa di ottenere? Davvero ci si immagina che un’azienda come Polimoda possa trarre beneficio dalla compressione dei salari dei propri dipendenti? Si è messo in conto il danno di immagine derivante da un prossimo conflitto? O forse si pensa di utilizzare proprio questo momento in cui è impossibile ogni azione di contrasto per aumentare ancora la pressione sul personale?”.

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