Arresti per caporalato, indagine partita da una segnalazione Fillea Cgil Firenze

Arresti della Procura di Prato per caporalato in edilizia, Masini (Fillea Cgil Firenze): “Indagine partita da una nostra segnalazione. Chiediamo più controlli. Un grazie ai lavoratori che hanno avuto il coraggio di denunciare”. Bartoli (Fillea Cgil Toscana): “Siamo preoccupati ma convinti che sindacati, istituzioni e enti preposti al controllo possono combattere queste illegalità”

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Arresti della Procura di Prato per caporalato in edilizia, il commento di Giulia Masini (Fillea Cgil Firenze): “L’indagine che oggi ha portato all’arresto di alcune persone indagate per caporalato nasce da una nostra segnalazione per le irregolarità denunciate da un operaio edile egiziano che lavorava in un cantiere di Firenze. I reati ipotizzati sono molto gravi, intermediazione illecita, sfruttamento, lavoro nero. Sono questioni che nei cantieri si rischia di riscontrare sempre più di frequente. Come Fillea Cgil di Firenze chiediamo alle controparti ed alle istituzioni che ci siano più controlli, oltre all’applicazione in toto del Durc per congruità e l’applicazione protocollo sul cantiere trasparente per il controllo delle ore di lavoro, ai fini di una puntuale e corretta contribuzione fiscale, previdenziale ed assistenziale. Ai lavoratori che hanno avuto il coraggio di denunciare va il nostro ringraziamento”.

Le parole di Giulia Bartoli (segretaria generale di Fillea Cgil Toscana): “Quanto raggiunto con la Regione Toscana sul Durc per congruità e sul protocollo cantiere trasparente è un ottimo risultato e va reso operativo subito oltre che esteso a tutto il settore pubblico e privato. Siamo molto preoccupati ma convinti che sindacati, istituzioni e enti preposti al controllo possono combattere queste illegalità”.

LA VICENDA

La paga era di 5 euro l’ora, ma se qualcuno di loro lo avesse rivelato all’esterno sarebbero stati cacciati subito via dal lavoro. Ma uno di loro, un operaio straniero che reclamava denaro arretrato, è andato a denunciare i fatti alla Cgil di Firenze. Così, due anni fa, è partita l’indagine della procura di Prato che ha portato stamane all’arresto di dieci persone, tutte finite in carcere. Un’undicesima invece è latitante all’estero. Per il pm Lorenzo Gestri i promotori dell’associazione a delinquere sarebbero i proprietari di due imprese edili ‘Novaedil srl’ e la ‘Eurocostruzioni 75 srl’. A guidarle i due fratelli egiziani Said Ahned Eid e Sabri Ahned Eid Mohammed di 40 e 38 anni e l’imprenditore calabrese Vincenzo Marchio, 45 anni. Dalle intercettazioni emerge che erano loro stessi a volere che il sistema del reclutamento si basasse sullo sfruttamento: “Trattati come schiavi e zerbini” dice uno dei manovali.

In due anni di indagini sono una sessantina gli operai sfruttati. Tra loro, 15 erano senza permesso di soggiorno, molti senza contratto, mentre ad altri operai – tra stranieri e italiani – veniva chiesto di restituire parte di quanto era stato versato loro in busta paga per continuare a lavorare.

Tra gli altri arrestati ci sono 8 stranieri, per lo più egiziani, tutti accusati di essere caporali, reclutatori di forza lavoro per le due imprese. Nell’inchiesta, denominata ‘Cemento nero’, i lavoratori venivano reclutati in una piazza di Prato e portati nei cantieri, non solo in città ma anche a Firenze, Vaiano, Montemurlo, Quarrata, Pistoia e Agliana. Il lavoro non conosceva pause, ferie o orari: “Si lavora anche di notte se c’è bisogno”, dice al telefono uno degli indagati.

I lavoratori venivano reclutati la mattina presto e portati in pullmino sui cantieri: dai negozi da ristrutturare alle case. Una parte dei manovali e muratori veniva assunta in nero, altri con contratti regolari. Ai vertici dell’associazione figurerebbe un cittadino egiziano di 41 anni con altri due uomini: il fratello di 39 anni, anch’egli egiziano (titolare di una delle due ditte) ed un 45enne originario di Crotone (titolare dell’altra ditta coinvolta nell’inchiesta). I loro stretti collaboratori, incaricati principalmente della gestione, del trasporto e del controllo degli operai, sarebbero stati invece tre cittadini magrebini di età compresa tra i 26 e 43 anni.

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