Sport, lavoro senza tutele. L’indagine di Nidil Cgil Firenze
Lo sport è un lavoro. Ma mancano tutele e ammortizzatori. E’ il quadro che emerge dall’indagine di Nidil Cgil sui circa 2mila collaboratori sportivi fiorentini. Il sindacato: “É l’ora di regolamentare questi contratti”. Allarme sulla riapertura delle attività: “Il rischio è che il loro lavoro non riparta”
Lo sport è un lavoro. Ma mancano tutele e ammortizzatori. A confermarcelo i risultati di un sondaggio online lanciato da Nidil Cgil Firenze e diffuso attraverso la rete di iscritti, simpatizzanti e semplici contatti di coloro (oltre 2000) che lavorano nel settore a Firenze come collaboratori sportivi e /o liberi professionisti a P.Iva. Si tratta di un campione composto per un 76% da collaboratori sportivi e per un 20% da liberi professionisti a P.Iva. Il 42% del nostro campione svolge questo lavoro da più di 10 anni e per il 77% è l’unica fonte di reddito da lavoro. Reddito che per quasi il 50% dei rispondenti si attesta tra i 10.000 e i 15.000 euro. Solo una piccola percentuale dei collaboratori sportivi o dei liberi professionisti che hanno risposto al questionario lo svolge come secondo lavoro. A dimostrazione di ciò anche il fatto che il 50% lavora per un’unica associazione/società sportiva, prevalentemente con contratto a collaborazione sportiva (qui il LINK all’analisi completa dei dati).
Nello sport dilettantistico è molto diffuso il contratto di collaborazione sportiva, il quale non prevede, fino alla soglia dei 10.000 euro, l’obbligo del versamento assicurativo Inail né dei contributi. Quindi niente pensione, né tutele quali la malattia, maternità o infortunio. Una vera e propria esclusione dal diritto del lavoro e di conseguenza dai diritti fondamentali dei lavoratori. Nidil Cgil Firenze chiede “che il Governo, in occasione del decreto in previsione per quest’estate, in virtù della legge delega 86 sullo sport, riveda questo tipo di contratti e preveda previdenza, maternità/paternità e congedi, malattia e assicurazione Inail, così come il riconoscimento delle professionalità”.
Inoltre, l’emergenza coronavirus ha colpito fortemente anche queste categorie di lavoratori, che tra i primi hanno visto chiudere le strutture presso le quali lavoravano (associazioni sportive, palestre, piscine, ecc.) e perdere fino a 3mila euro in due mesi. “Quello che ci preoccupa maggiormente è che molti di questi lavoratori non ripartiranno subito con le loro attività o lo faranno per molte meno ore rispetto a prima, a causa delle perdite subite dal settore in questi mesi di stop e in vista di una probabile diminuzione dell’utenza che non potrà accedere come prima alle strutture – aggiunge Nidil Cgil Firenze -. Chiediamo alle istituzioni locali di avviare un confronto per trovare delle soluzioni volte a garantire alle associazioni e società sportive o ai professionisti del settore di continuare ad operare, individuando eventualmente, zone all’aperto come parchi, giardini, piazze, ed altri luoghi adeguati per svolgere queste attività nel rispetto della salute e sicurezza di tutti”.
Riferimento: Giulia Tagliaferri Nidil Cgil Firenze