Un altro turismo, lettera di Filcams Cgil al Corriere Fiorentino

Il turismo con e dopo il Covid19: il segretario della Filcams Cgil Firenze Massimiliano Bianchi ha inviato al Corriere Fiorentino una lettera per partecipare al dibattito lanciato dal giornale

SCARICA L’INTERVENTO

Il testo integrale:

Caro direttore,
sono anni che noi della Filcams denunciamo la fragilità di una Firenze inviluppata nella monocultura dell’industria turistica.
Non si può dunque che esser contenti se almeno questa consapevolezza sta diventando oggi patrimonio largamente diffuso.
Certo non vorremmo che ci trovassimo di fronte solo ad uno stato di necessità, a bilanci pubblici da mettere in ordine per chissà quanto tempo ancora visto che, mentre in questi giorni celebriamo timide riaperture, le saracinesche del turismo rimangono rigorosamente chiuse e gli oltre diecimila addetti, in cassa integrazione nella migliore delle ipotesi, continuano ad avere grandi incertezze sul loro futuro.
Vorremmo piuttosto che questa nuova coscienza esprimesse una vera volontà di cambiamento. Del resto, in momenti come questi, non ci si può limitare a passare la nottata, ocorre guardare in modo nuovo e lontano.
Con una premessa però che è, al tempo stesso, una ovvia previsione: il turismo a Firenze ritornerà. Non ha mai funzionato peraltro il sistema di on/off tra comparti produttivi; non si capisce dunque perché, visto che il turismo si è spento, sarebbe oggi sufficiente premere un pulsante per accendere la sola manifattura.
Quale turismo, dunque? Questo è il punto, interrogativo che secondo noi si pone. Ebbene, non vorremmo peccare di presunzione ma la risposta è semplice ed è quella di sempre, affermata chissà quante volte nell’ambito delle nostre iniziative sindacali confederali e di categoria.
Un turismo sostenibile e di qualità, in cui la rendita non la fa da padrona; in particolare sull’ambiente e sul lavoro che o riconquista la sua centralità oppure rimane lo sfruttamento che già conosciamo e quotidianamente combattiamo, quello dell’illegalità diffusa, delle terziarizzazioni, del cottimo e degli appalti illeciti. Un turismo poi in ulteriore equilibrio con chi vive, lavora e studia a Firenze.
Non c’è tempo da perdere. Occorre progettare il centro storico del futuro non congestionato da 15 milioni di presenze turistiche l’anno e con solo gli attuali 19.000 coraggiosi a viverci, ma dove potranno abitare tutti coloro che, nei limiti del possibile, saranno messi in condizione di farlo.
Per fare tutto ciò sono necessarie politiche nuove che, senza indugio, senza cioè attendere fantomatiche leggi nazionali o sovranazionali, azionino le leve urbanistiche nel segno del cambiamento.
Superare l’overturismo e la gentrificazione significa lavorare concretamente, tra le altre cose, ad una seria regolamentazione dei cambi di destinazione d’uso volti a favorire la residenzialità anche con affitti di lunga durata giusti e possibili; al trasferimento delle funzioni artigianali ed industriali; alla costruzione di nuove frontiere dell’innovazione e del lavoro privilegiando l’utilizzo di spazi immobiliari pubblici già esistenti.
Da quest’ultimo punto di vista, non vogliamo nemmeno pensare che le proprietà pubbliche siano messe in pegno presso soggetti finanziari per sostenere le spese correnti. Al di là della fattibilità o meno sul piano legale e costituzionale che da più parti è già stata sollevata, operazioni di questo tipo rischierebbero solo di rafforzare la rendita, certamente interessata ad aste a buon mercato.
Così come dobbiamo – tutti, democraticamente – vigilare sulla criminalità organizzata già pronta a fare affari in un un contesto dove è da sempre a suo agio ed oggi ancor di più, visto lo stato di estrema difficoltà in cui si trova il settore.
Dunque al lavoro, qui ed ora, per un domani diverso, più umano e più giusto. Se davvero è questo che vogliamo. E noi, con convinzione e determinazione, lo vogliamo.

Pulsante per tornare all'inizio