Riforma dello sport, passi avanti per le lavoratrici: l’analisi del Coord.Donne

Riforma dello sport, per le lavoratrici passi avanti su pari opportunità, lotta alla violenza di genere e tutele previdenziali: l’analisi di Cristina Arba (responsabile Coordinamento Donne Cgil Firenze). “Ora si inseriscano parametri per definire il professionismo e il dilettantismo”

A pochi giorni dalla giornata dell’8 marzo sono stati approvati i decreti legislativi per l’attuazione della riforma dello Sport in cui è prevista, tra le altre, l’affermazione delle pari opportunità per lo sport femminile, professionistico e dilettantistico.
Nel sistema italiano, le atlete rappresentano il 28%, le ufficiali di gara il 18%, le allenatrici meno del 20% del totale. Numeri ancora bassi ma in crescita costante anche per quanto riguarda l’incremento di pubblico, con il calcio a fare da apripista.
Da oggi, grazie alla legge, il Coni sarà obbligato a promuovere la parità di genere a tutti i livelli e in ogni struttura, favorendo l’inserimento delle donne in ruoli di gestione e responsabilità.
La riforma introduce inoltre una revisione organica del settore e prevede, per la prima volta, tutele lavoristiche e previdenziali per i lavoratori sportivi sia nel settore professionistico sia nel settore dilettantistico, quest’ultimo da sempre con un’alta percentuale femminile.
Passi avanti anche sul fronte del contrasto alla violenza di genere con la creazione di modelli organizzativi e di controllo dell’attività sportiva e dei codici di condotta a tutela dei minori e per la prevenzione delle molestie, della violenza di genere e di ogni altra condizione di discriminazione da parte di federazioni sportive discipline sportive associate, enti di promozione sportiva e associazioni benemerite.
Permangono evidentemente delle criticità.
Un grosso limite della riforma è rappresentato da chi decide chi è professionista e chi dilettante, decisione che rimane in capo alle Federazioni Sportive: non è quindi la natura della prestazione a definire l’attività come amatoriale o lavorativa bensì una concessione di chi paga. Sarebbe stato più corretto inserire parametri per definire il professionismo e il dilettantismo.
Su questo la CGIL continuerà il confronto ma è innegabile che la riforma rappresenti un’ottima base e soprattutto un primo cambiamento per le tante atlete che ogni giorno si impegnano, si allenano e si sacrificano, sottraendo tempo al lavoro, allo studio e alla vita privata.

Firmato: Cristina Arba, responsabile Coordinamento Donne Cgil Firenze

Pulsante per tornare all'inizio