Divieto d’aborto in Polonia, il Coord.Donne: “L’Ue agisca”
Agnieszka è morta ieri in un ospedale della Polonia, una delle vittime dello Stato polacco, Paese che fa parte dell’Unione Europea dal 2004 e che vieta l’aborto quasi nella totalità dei casi.
Non è bastata la morte di Izabela lo scorso novembre, stroncata da un’infezione dopo che i medici si sono rifiutati di praticare l’interruzione di gravidanza, non sono bastate le proteste delle donne polacche che in massa sono scese in piazza: niente è cambiato.
Agnieszka è arrivata in ospedale in condizioni precarie, che in poco tempo sono peggiorate. Incinta di due gemelli, quando uno dei due feti è morto i medici si sarebbero rifiutati di interrompere l’altra gravidanza a causa appunto della normativa in vigore. La donna è stata così costretta a portare il feto morto in grembo per giorni. Solo quando è morto anche il secondo, i medici hanno deciso di intervenire ma a quel punto era troppo tardi. Agnieszka muore, a 37 anni, di un’infezione contratta per i ritardi nell’intervento.
A causa di questa legislazione oppressiva, le donne polacche sono spinte a ricorrere a forme di aborto non sicuro, a recarsi all’estero, a portare a termine la gravidanza contro la loro volontà o a morire per interventi effettuati in ritardo.
Il Parlamento europeo ha preso posizione condannando la sentenza del 22 ottobre 2020 del Tribunale costituzionale polacco sull’aborto ma non può assolutamente bastare. L’Europa non può più stare con le mani in mano, non può solo condannare a parole ma deve agire. Queste leggi sono una provocazione, uno schiaffo in faccia anche all’Unione Europea e ai Paesi membri. Il diritto delle donne a scegliere sul proprio corpo dovrebbe essere un valore fondante della UE, al pari, ad esempio, del rifiuto della pena di morte.
Come Coordinamento Donne CGIL Firenze esprimiamo vicinanza e solidarietà nei confronti delle donne polacche, restiamo impegnate per tutelare il diritto effettivo ed esigibile alla interruzione di gravidanza e pretendiamo che in Europa non possano essere consentite simili leggi.
Firmato: Coordinamento Donne CGIL Firenze