“Beni culturali a Firenze, urgono investimenti”: intervento Fp su La Nazione

“Dagli Uffizi alle biblioteche, i beni culturali perdono posti di lavoro, servono investimenti”: l’intervento di Mirella Dato (Fp Cgil Firenze) su La Nazione di oggi

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Negli ultimi quattro anni a Firenze gli addetti ai beni culturali (lavoratrici e lavoratori del ministero della Cultura), da oltre 1360 unità, si sono ridotti di circa il 18%. Hanno perso complessivamente un terzo dei loro dipendenti le biblioteche statali (Centrale meno 66, Laurenziana meno 7, Riccardiana meno 3), così come il Segretariato regionale del Ministero (meno 9) e le due soprintendenze (Archeologia, belle arti e paesaggio meno 34; Archivistica e bibliografica meno 15), mentre i musei vedono una riduzione complessiva di oltre il 15%, con un picco del -17% alle Gallerie degli Uffizi (meno 66 addetti, si passa da 381 a 315); si perdono poi 7 addetti all’Accademia, 8 al Bargello e 56 al Polo museale. L’Archivio di Stato passa da 48 a 38 dipendenti, alla Marucelliana lavorano solo 12 persone e i servizi sono a rischio, mentre in positivo resta solo l’Opificio delle pietre dure (da 88 a 102 dipendenti).
Numeri che non sono accettabili per la città di Firenze e il suo patrimonio culturale. Numeri che nascondono la perdita di professionalità nella gestione diretta dei beni culturali e il crescente ricorso al lavoro precario. Numeri che significano un impoverimento dell’offerta qualitativa nei confronti di una domanda sempre più ampia da parte del pubblico, sulla fruizione e sui servizi specifici.
Serve invece investire sulla valorizzazione professionale delle lavoratrici e dei lavoratori del ministero, con una campagna straordinaria di assunzioni che recuperi i posti di lavoro persi negli anni e punti ad aumentare l’occupazione di qualità. Per poi dar seguito ad un piano assunzionale permanente. Questa situazione mostra il fianco delle istituzioni culturali nazionali e locali che affrontano ogni giorno una mole crescente di lavoro con forme professionali sempre più rare e svilite. Perché un numero non è un concetto astratto, ma rappresenta la capacità data da chi lavora di difendere la storia culturale ed offrirla intatta e lucente a chiunque ne voglia fruire.

 

 

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