Reddito di cittadinanza, campagna Cgil. Presidio a Firenze
La misura del Reddito di Cittadinanza si avvia verso la sua conclusione, prevista dalla Legge di Bilancio alla fine del 2023.
La Cgil Toscana dichiara: “Le sedi dei servizi della Cgil in questi giorni registrano un aumento delle telefonate e delle richieste di informazioni di percettori, altamente preoccupati per il venir meno della misura. A tutti viene garantito che le strutture della Cgil non li lasceranno da soli e continueranno a seguirli ed assisterli nelle pratiche di tutela individuale, in attesa di capire meglio quali saranno i percorsi. Tante persone si ritroveranno senza sostegni, la Cgil lancia un allarme sociale per le misure del governo e rivendica all’esecutivo che queste persone hanno bisogno di risposte. Come abbiamo sempre detto, la responsabilità politica di questa scelta sul Reddito di Cittadinanza è tutta del Governo che continua nella guerra ai poveri anziché alla povertà. Anche per questo torneremo a scendere in piazza”.
In tutto sono state 16mila le domande di Reddito di Cittadinanza gestite in Toscana da strutture Cgil nel 2022. Nel 2023 a giugno siamo più o meno sulle stesse medie.
Il Caaf Cgil Toscana spiega: “Luglio è stato l’ultimo mese di pagamento del sussidio per chi ha già ricevuto 7 mensilità continuative da gennaio. In questi giorni l’INPS ha infatti comunicato tramite SMS agli interessati che la prestazione è terminata. Quello che succederà da qui in poi non è ancora chiaro. Il CAAF dal canto suo informerà tutti gli interessati a cui via via finirà l’erogazione del Reddito di Cittadinanza che i nuclei in cui sono presenti soggetti che vanno dai 18 ai 59 anni (soggetti occupabili) dovranno iscriversi da settembre in poi alla piattaforma SIISL per accedere al SUPPORTO PER LA FORMAZIONE E IL LAVORO. Ricordiamo che il Reddito di Cittadinanza continuerà ad essere concesso regolarmente fino alla fine dell’anno nel caso in cui all’interno del nucleo familiare siano presenti minori, persone disabili o con più di 60 anni. Al momento della sospensione verrà meno anche la corresponsione d’ufficio dell’Assegno Unico e Universale e i nuclei familiari aventi diritto anche successivamente alla scadenza delle sette mensilità di Reddito di Cittadinanza, dovranno presentare autonoma domanda per il riconoscimento dell’assegno entro l’ultimo giorno del mese di competenza del Reddito di Cittadinanza”.
IL GOVERNO FA CASSA SULLA POVERTA’: LA CAMPAGNA CGIL NAZIONALE (SCARICA IL VOLANTINO)
CON IL DECRETO LAVORO, IL GOVERNO HA CANCELLATO il Reddito di Cittadinanza, strumento universale di contrasto alla povertà, dividendo la popolazione in condizioni di difficoltà economica e disagio tra chi potrà ricevere un sostegno e chi no, in base a criteri discutibili e a prescindere dalle reali condizioni economiche delle persone.
CI SARÀ CHI DAL MESE DI AGOSTO PERDERÀ il Reddito di Cittadinanza e potrà, a certe condizioni, chiedere dal 1° settembre 2023 il Supporto per la Formazione e il Lavoro, ricevendo un contributo economico fisso e limitato nel tempo.
E CI SARÀ CHI CONTINUERÀ A RICEVERE il Reddito di Cittadinanza fino a dicembre e potrà chiedere dal 1° gennaio 2024 la nuova misura, l’ASSEGNO DI INCLUSIONE, ricevendo un sostegno economico.
500 MILA FAMIGLIE, OLTRE 800 MILA PERSONE in condizione di bisogno, che oggi percepiscono il Reddito di Cittadinanza, saranno escluse dal nuovo sostegno e saranno lasciate sole.
Il Decreto Lavoro aumenta la precarietà e il lavoro povero.
Cancellando il Reddito di Cittadinanza, il Governo fa cassa sulla povertà, tagliando 2,7 miliardi di euro finora destinati alle famiglie in difficoltà.
IL GOVERNO AUMENTA POVERTA’ E PRECARIETA’ (SCARICA IL VOLANTINO)
Con la conversione in legge del Decreto Lavoro, il Governo abolisce definitivamente il Reddito di Cittadinanza e abbandona una misura di welfare universale per contrastare la povertà per introdurre una misura categoriale – l’Assegno di Inclusione – con cui si decide di dividere chi sostenere nella difficoltà e chi no, non in base alla sua situazione economica, ma in base allo stato di famiglia.
IL GOVERNO CON QUESTO PROVVEDIMENTO:
• esclude oltre 800 mila persone dalla nuova misura privandole di ogni sostegno nonostante la loro condizione di difficoltà e disagio
• penalizza le famiglie numerose
• aumenta la precarietà e il lavoro povero costringendo migliaia di lavoratori ad accettare qualsiasi offerta di lavoro
• incentiva le imprese confermando l’impostazione premiante nei confronti di chi assume e degli enti privati che svolgono attività di intermediazione
• riduce il ruolo del sistema pubblico nella presa in carico delle persone, allargando la partecipazione dei soggetti accreditati (privati) nella predisposizione dei percorsi di inclusione
PER LA CGIL:
• la povertà non è una colpa: deve essere garantito a tutte le persone in condizioni di difficoltà un reddito minimo per avere una vita dignitosa
• la misura di sostegno alla povertà deve essere commisurata alla numerosità delle famiglie, non alla presunta occupabilità dei componenti
• servono politiche ed investimenti sulla crescita della domanda di lavoro di qualità
• la precarietà deve essere cancellata, non incentivata rendendo le persone disposte a tutto pur di sopravvivere
• deve essere restituita centralità ai servizi pubblici, a partire dal potenziamento dei servizi sociali dei Comuni e dei Centri per l’Impiego, per garantire una presa in carico multidimensionale delle persone e delle famiglie in difficoltà e promuoverne l’inclusione sociale e lavorativa
LE NUOVE MISURE – COSA SONO E COME RICHIEDERLE
Con la conversione in legge del decreto lavoro il Governo abolisce definitivamente il Reddito di Cittadinanza e abbandona una misura di welfare universale per introdurre una misura categoriale – l’Assegno di Inclusione – con cui si decide di dividere chi sostenere nella difficoltà e chi no, in base allo stato di famiglia e non in base alla sua situazione economica
ASSEGNO DI INCLUSIONE
COSA È: una misura di sostegno economico e di inclusione sociale e lavorativa condizionata alla prova dei mezzi e alla partecipazione a percorsi personalizzati di inclusione sociale e lavorativa.
DA QUANDO: 1° gennaio 2024
PER CHI: i nuclei familiari in cui sia presente un componente con disabilità, un minore, un componente in condizione di svantaggio e inserito in programmi di cura e assistenza dei servizi sociosanitari territoriali certificati dalla Pubblica Amministrazione, o un adulto con almeno 60 anni di età.
PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI: cittadini UE, permesso soggiornanti di lungo periodo o protezione internazionale; residenza di 5 anni (ultimi 2 continuativi); ISEE inferiore a 9.360 euro; Reddito familiare inferiore a 6.000 moltiplicato per il parametro della scala di equivalenza (per ultra 67enni o persone con disabilità grave o non autosufficienza la soglia innalzata a 7.560 euro); patrimonio immobiliare sotto 30.000 euro (oltre prima casa), patrimonio mobiliare di 6.000 euro…
QUANTO: il beneficio è erogato mensilmente su Carta di pagamento elettronica. È un’integrazione al reddito familiare su base annua fino alla soglia di 6.000 euro (€ 7.560 se composto da ultra 67enni o componenti con disabilità grave o non autosufficienza) più un’integrazione per i nuclei in affitto fino a 3.360 euro annui (€ 1.800 euro). In caso di avvio di attività di lavoro il maggior reddito non concorre al raggiungimento della soglia fino a 3.000 euro lordi annui.
COME SI CALCOLA: La soglia è calcolata moltiplicando il reddito familiare per il corrispondente parametro della scala di equivalenza calcolato in base alla composizione del nucleo. La scala di equivalenza ha come parametro massimo 2,2 (2,3 in presenza di un componente con disabilità grave e non autosufficienza) ed è composta da un parametro di partenza 1 cui si aggiungono coefficienti differenti in base agli altri familiari: 0,5 per ogni altro componente con disabilità o non autosufficiente; 0,4 per ogni altro componente +60 anni, 0,4 per ogni altro componente maggiorenne con carichi di cura (se nel nucleo presenti minori di 3 anni, 3 o più figli minori o componenti con disabilità o non autosufficienti); 0,3 per ogni altro componente adulto in condizione di grave disagio biopsicosociale e inserito in programmi di cura e di assistenza certificati dalla pubblica amministrazione; 0,15 per ciascun minore (fino a due); 0,10 per ogni minore oltre il secondo.
QUANTO DURA: 18 mesi trascorsi i quali si può rinnovare, dopo 1 mese di sospensione, per 12 mesi.
COME SI FA DOMANDA: In modalità telematica ad INPS tramite CAAF e INCA.
COSA SI DEVE FARE: Accertati i requisiti, il richiedente si iscrive al nuovo Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa (SIISL), sottoscrive il patto digitale e si deve recare entro 120 giorni al servizio sociale per la valutazione multidimensionale e la sottoscrizione del patto per l’inclusione (successivamente ha obbligo di presentarsi ogni 90 giorni) in cui sono indicati i progetti da seguire e i servizi da attivare per i componenti tenuti agli obblighi(*). In caso di bisogni complessi è attivata un’equipe multidisciplinare. Se nel nucleo ci sono 1859enni sono avviati ai Centri per l’impiego o ai soggetti accreditati per la sottoscrizione del patto di servizio personalizzato (obbligo di presentarsi ogni 60 giorni).
(*) sono esclusi dagli obblighi solo i componenti con disabilità, con più di 60 anni, inseriti in percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, beneficiari di pensione diretta, componenti con patologie oncologiche, componenti con carichi di cura (se presenti minori di 3 anni, 3 o + figli minori, componenti con disabilità o non autosufficienza)
SUPPORTO PER LA FORMAZIONE E IL LAVORO
COSA È: le misure volte a favorire l’attivazione lavorativa attraverso la partecipazione a progetti di formazione, qualificazione e riqualificazione professionale. Tra queste misure sono comprese il Servizio Civile e Universale, i Progetti Utili alla Collettività (PUC), le attività di volontariato presso gli Enti del Terzo Settore.
DA QUANDO: 1° settembre 2023
PER CHI: le persone tra 18 e 59 anni che non ricevono Assegno di Inclusione, Reddito di Cittadinanza o altra forma di integrazione e sostegno al reddito per disoccupazione.
PRINCIPALI REQUISITI RICHIESTI: gli stessi indicati per l’Assegno di Inclusione, eccetto una soglia ISEE più bassa pari a 6.000 euro e una soglia di reddito pari a 6.000 per il parametro della scala di equivalenza ISEE.
QUANTO E PER QUANTO: 350 euro, erogate tramite bonifico da INPS, per la sola durata della partecipazione alle attività previste, in ogni caso per non oltre 12 mesi.
COME SI FA DOMANDA: In via telematica a INPS tramite INCA (tramite CAAF dopo 1° gennaio 2024). Per accedere al Supporto si deve dimostrare di aver assolto l’obbligo scolastico.
COSA DI DEVE FARE: Accertati i requisiti, ci si iscrive alla piattaforma SIISL, si rilascia la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro e si stipula il patto di servizio presso i CPI o soggetti accreditati in cui si deve indicare di essersi rivolti ad almeno 3 agenzie per il lavoro o enti autorizzati all’intermediazione. Attraverso SIISL il beneficiario può essere inserito o selezionare autonomamente specifici progetti di formazione erogati da soggetti pubblici, privati o accreditati dai sistemi regionali, ricevere offerte di lavoro e servizi di orientamento. Deve aderire alle attività previste dal patto di servizio, confermando ogni 90 giorni la sua partecipazione.
PER ENTRAMBE LE MISURE
OFFERTA CONGRUA DI LAVORO: tutti i beneficiari che sottoscrivono patto di servizio personalizzato devono accettare obbligatoriamente la prima offerta di lavoro che rispetti i requisiti:
• Rapporto di lavoro a tempo indeterminato senza limiti di distanza nel territorio nazionale
• Rapporto di lavoro a tempo pieno o parziale non inferiore al 60% dell’orario a tempo pieno (determinato o indeterminato)
• Retribuzione non inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi (art. 51 D.Lgs. 81/2015)
• Contratto di lavoro a tempo determinato, anche in somministrazione, se non dista più di 80 km dal domicilio o 120 minuti con trasporto pubblico.
PROGETTI UTILI ALLA COLLETTIVITÀ (PUC): possono essere previsti dai percorsi di inclusione sociale e sono considerati misura del Supporto per la formazione e il lavoro. Sono progetti a titolarità dei Comuni o di amministrazioni convenzionate, prevedono attività in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale… da svolgere nel comune di residenza, a titolo gratuito, non sono indicati limiti orari. I PUC sono equiparati allo svolgimento di attività di volontariato svolta presso Enti del Terzo Settore
SANZIONI E CONTROLLI: reclusione da due a sei anni per chi rende dichiarazioni o utilizza documenti falsi o attestanti cose non vere per fruire delle misure, mentre la mancata comunicazione di variazione di reddito o patrimonio o qualsiasi informazione rilevante ai fini del mantenimento del beneficio, è punita con la reclusione da uno a tre anni, oltre che con la decadenza del beneficio.
L’intero nucleo familiare decade dal beneficio se un solo componente tenuto agli obblighi non si presenta ai servizi sociali o per il lavoro nei termini fissati senza giustificato motivo, non sottoscrive i patti personalizzati, non rispetta quanto in essi previsto, non adempie agli obblighi di comunicazione delle variazioni cui è tenuto, o non frequenta regolarmente un percorso di istruzione per adulti funzionale all’adempimento dell’obbligo di istruzione, non accetta un’offerta di lavoro come disciplinata dalla legge, non presenta DSU aggiornata in caso di variazione, svolge attività di lavoro senza aver effettuato le dovute comunicazioni.
TUTTI I PERCETTORI DI REDDITO DI CITTADINANZA CON FIGLI DEVONO FARE DOMANDA PER ASSEGNO UNICO E UNIVERSALE (AUUF)
Fine del reddito di cittadinanza, presidio di protesta Cgil Toscana a Firenze davanti alla Prefettura. Il segretario generale Rossano Rossi: “Il Governo fa cassa sulla povertà, basta con le guerre ai poveri. Si proroghi la misura di sostegno per mettere il sistema in condizione di dare risposte ai bisognosi. Ci attende un percorso di mobilitazione, serve più giustizia sociale, il 7 ottobre saremo in piazza a Roma”.
Presentato studio Ires sul caro-vita: in Toscana l’inflazione fa perdere potere d’acquisto a chi lavora, il carrello della spesa è più caro, crescono le rate di mutui e preoccupano gli indebitamenti. Il presidente Gianfranco Francese: “Sotto attacco chi lavora e la povera gente”
Stop al Reddito di cittadinanza, il Governo fa cassa con la povertà: la Cgil Toscana ha organizzato stamani un presidio di protesta a Firenze davanti alla Prefettura in via Cavour (al termine dell’iniziativa, partecipata da strutture del sindacato da ogni territorio della regione, una delegazione di sindacalisti è stata ricevuta in Prefettura). Senza questo strumento universale di contrasto alla povertà, migliaia di persone in difficoltà, anche in Toscana, si ritroveranno senza sostegni. Una scelta iniqua, questa del governo, che si aggiunge ad altre misure contro i più deboli come la Flat Tax e il ritorno dei voucher, in assenza di provvedimenti di lotta al caro vita e di aumento dei salari. Nelle sedi Cgil in Toscana si registra un aumento di richieste di informazioni dei percettori, altamente preoccupati. La Cgil non lascerà nessuno da solo (sul sito toscano è stata lanciata una campagna di informazione).
Ha detto al presidio il segretario generale di Cgil Toscana Rossano Rossi: “Denunciamo da mesi che il superamento del Reddito di Cittadinanza, con gli strumenti adottati dal Governo e la tempistica scelta, avrebbe generato una bomba sociale, ed è quello che sta accadendo. La decisione del Governo è grave, tanto più in un momento in cui il caro vita mette in ginocchio il Paese, e spietata, perché si fa cassa con la povertà. Il messaggio dell’Inps inviato a tutti i percettori a cui non è più riconosciuto il sostegno lede la dignità delle persone, si rischia di accendere una miccia fatta di disagio e di forte difficoltà. Quello del Governo è un atteggiamento di crudeltà e insofferenza verso chi si trova in condizioni di bisogno. Il Governo scarica sui Comuni che sono da soli e senza risorse adeguate, i servizi sociali hanno poche linee guida e soffrono per le carenze di personale. Abbiamo proposto di prorogare il Rdc almeno fino alla fine dell’anno, per mettere il sistema pubblico nelle condizioni di gestire nel migliore dei modi la fase di transizione, pur sapendo che sarà molto complicato. Anche perché c’è un disallineamento dei tempi: l’assegno di inclusione partirà a gennaio e lo strumento di sostegno alla formazione da settembre. Servono subito sostegni a chi è in difficoltà. Basta con le guerre ai poveri, ci attende un percorso di mobilitazioni contro le scelte inique del Governo perché cittadini e lavoratori hanno bisogno di risposte di giustizia sociale, a partire dai salari. Il 7 ottobre saremo in piazza a Roma”.
In occasione del presidio, è stato presentato da Ires Toscana lo studio sull’economia toscana “Sotto attacco chi lavora e la povera gente” (SCARICA IL FOCUS): l’inflazione fa perdere potere d’acquisto a chi lavora, crescono le rate di mutui, preoccupano gli indebitamenti, rincara il carrello della spesa, i salari sono al palo. Il presidente Ires Toscana Gianfranco Francese spiega: “Già lo scorso anno si era evidenziato l’effetto asimmetrico dell’inflazione importata soprattutto dall’iper-aumento delle bollette energetiche, un effetto che colpiva pesantemente le persone con meno reddito a disposizione. Quello che si evidenzia maggiormente quest’anno è che anche in presenza di un raffreddamento dell’inflazione, che comunque in Toscana è di qualche punto più alta della media nazionale, si mantiene quell’asimmetricità che già lo scorso anno aveva falcidiato i redditi medio-bassi. Ciò accade in ragione del permanere di politiche monetarie restrittive da parte della Bce e delle permanenti difficoltà salariali di milioni di lavoratori e lavoratrici oltre che del costante aumento del carrello della spesa. Su questo quadro, documentato da numeri assai pesanti, il governo Meloni ha calato vergognosamente la scure sul Reddito di Cittadinanza gettando nell’indigenza e nella povertà migliaia di persone anche nella nostra
regione”.
I DATI TOSCANI SUL RDC (SCARICA IL FILE)
Riguardo al reddito di cittadinanza al 2022 risultano circa 47mila nuclei familiari (circa il doppio le persone coinvolte, importo medio di circa 512 euro), sulla scorta dei dati INPS, che hanno beneficiato di almeno una mensilità, che rappresentano almeno il 2,9% del totale delle famiglie, dato nettamente inferiore alla media nazionale (6%) come del resto risulta per la popolazione coinvolta, circa 98 mila e 500 residenti (quota del 2,7% sulla popolazione residente, rispetto al 5,9% del dato nazionale); la quota di incidenza sulla popolazione residente risulta in calo di circa 4 decimi di punto nei confronti dell’anno precedente. I dati parziali di giugno 2023 mostrano una quota della popolazione dell’1,7%, rappresentando sempre un dato inferiore alla media nazionale (4,2%).