Privacy per le banche “armate”, la campagna di protesta Fisac Firenze
Il governo vuole garantire la privacy alle banche che finanziano operazioni di commercio armi: la Fisac Cgil Firenze invita dipendenti e correntisti a richiedere ai propri istituti di credito di non offrire servizi finanziari che traggono profitto dalla produzione e dalla compravendite di armanenti, e di dotarsi di informative pubbliche e trasparenti sulle attività nel settore degli armamenti. “Se vuoi la pace prepara la pace, raccogliamo l’allarme lanciato da Rete italiana pace e disarmo”
In Italia il Senato ha approvato, lo scorso 21 febbraio, la modifica alla legge che regola l’importazione ed esportazione degli armamenti. Tali modifiche mirano a cancellare i meccanismi di trasparenza e controllo parlamentare sul commercio di armi e sulle banche che finanziano tali operazioni.
Se la legge sarà approvata in via definitiva alla Camera, il parlamento, la società civile e tutti i correntisti non sapranno più dalla relazione governativa prevista ogni anno, quali sono le banche, nazionali ed estere, che traggono profitti dal commercio di armi verso l’estero, in particolare verso Paesi autoritari o coinvolti in conflitti armati.
La FISAC CGIL di Firenze, dopo aver partecipato a tutte le manifestazioni per la Pace promosse in questi mesi dalla stessa CGIL assieme a Europe for Peace e alle Associazioni aderenti a La Via Maestra, raccoglie l’allarme lanciato da Rete italiana pace e disarmo e si unisce a chi oggi combatte in difesa della legge 185/90 per sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema, affinché in parlamento si corregga immediatamente la rotta.
Se vuoi la pace, investi nella pace. Questo è lo spirito che spinge la categoria del credito e assicurazioni, a rilanciare la Campagna di pressione alle banche armate promossa dalle riviste Missione Oggi, Mosaico di Pace e Nigrizia.
La FISAC CGIL di Firenze invita dipendenti e correntisti a richiedere ai propri istituti di credito di non offrire servizi finanziari che traggono profitto dalla produzione e dal commercio di armi e di dotarsi di informative pubbliche e trasparenti sulle attività nel settore degli armamenti. Occorre cominciare ad attenzionare anche i panieri dei vari fondi pensione dei lavoratori: non è possibile che il frutto del lavoro delle cittadine e dei cittadini del nostro Paese venga investito in aziende produttrici di armi.
Mentre da un lato Putin minaccia l’utilizzo di armi tattiche nucleari, in Germania si discute della reintroduzione della leva semi-obbligatoria, Macron auspica l’intervento di truppe Nato in Ucraina e questo governo acquista 132 Leopard 2, carrarmati tedeschi corazzati, per una spesa complessiva di 8 miliardi e 246 milioni, la FISAC di Firenze fa proprie le parole di Papa Francesco:
“Occorre perseguire una politica di disarmo, poiché è illusorio pensare che gli armamenti abbiano un valore deterrente. Piuttosto è vero il contrario: la disponibilità di armi ne incentiva l’uso e ne incrementa la produzione. Quante vite si potrebbero salvare con le risorse oggi destinate agli armamenti?”
Non è eticamente accettabile che un settore, che ha fatto registrare 43 miliardi di utili in due anni, debba finanziare e magari lucrare sul commercio di armi. La PACE si pratica con atti concreti e non con slogan.